2016-01-26 17:23:00

Giubileo. La necessità di formare i confessori


"Un tempo la confessione ricadeva più in una metafora di tipo giudiziale che poteva supportare atteggiamenti inquisitori da parte del sacerdote. Ora, anche se è ormai diffusamente acquisito, bisogna sempre ricordarsi che il richiamo alla concretezza è giusto perché quanto più c'è concretezza tanto più il perdono mette radici e ci sana". Don Luigi Girardi, Preside dell’Istituto di Liturgia Pastorale S. Giustina (PD).

"Soprattutto in questo anno giubilare c’è un lavoro specifico da fare sui confessori perché possano esercitare bene il loro ministero. Non è un invito a chiudere gli occhi ma anzi ad aprirli di più sia sulla nostra vita sia per scorgere là dentro lo sguardo di Dio. Il sacerdote è un compagno di strada, testimone nella Chiesa dell'annuncio di Gesù e quindi necessario perché sia testimone anche del nostro bisogno di essere perdonati", riprende Don Girardi. "E' vero che tanti lamentano che le confessioni spesso sono troppo rapide ma, se da un lato devo riconoscere che l'ascolto è un presupposto imprescindibile per una buona confessione, dall'altro posso dire che mi è capitato alle volte di sperimentare una tale sincerità che apre a una sintonia anche in pochi minuti. Ho avuto la grazia io stesso di vivere una comprensione tale che la riconciliazione è davvero il luogo di una novità. Perché nel confessionale ci si pensa in modo differente. In base alla mia esperienza ho visto che laddove c’è un peccato più grande, più ingombrante, laddove è veramente in gioco la vita delle persone profondamente segnate, lì c’è uno spazio grandissimo per poter vivere la grazia di Dio. In quelle occasioni, la confessione ha fatto bene a me, l'incontro ha inciso anche sulla mia vita".

Quanto conta il livello emozionale prima, durante e dopo la confessione?: "Non è sufficiente un rimorso per il senso di colpa affinché si maturi anche il senso del peccato. Questo lo si matura quando ci si sente preceduti da Dio e si riesce a leggere la bontà di Dio. Possiamo avere il peso reale dei nostri peccati solo se abbiamo anche il peso reale della bontà di Dio. Solo così potremo capire a che cosa abbiamo rinunciato con il nostro peccato, che cosa abbiamo perso e che cosa quindi incontriamo di nuovo". 

 








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