2016-01-25 19:18:00

Schengen: i Paesi UE premono per estendere i controlli


Il Cardinale Bagnasco ha lanciato un appello in difesa di Schengen chiedendo ai Paesi europei di non ridurre l’impegno comune sul fronte dell’accoglienza. Questo mentre ad Amsterdam i ministri dell’interno dell’UE si sono incontrati proprio per discutere del futuro del trattato. Il Servizio è di Eugenio Bonanata:

Commenti discordanti al termine del vertice. Gli Stati membri hanno chiesto formalmente alla Commissione di attivare le procedure per consentire - ad uno o più Paesi - di estendere i controlli alle frontiere fino a due anni. E’ un’opzione prevista dall’articolo 26 del trattato, che ha spinto alcuni ad affermare che Schengen per il momento è salvo. E’ il caso del rappresentante italiano Alfano, mentre è stata più cauta la reazione dell’Austria che ha parlato di situazione in bilico.

Accordo, invece, sulla necessità di agire in fretta anche perché sono diversi i Paesi che hanno manifestato l’esigenza di proseguire con la misura varata per arginare il pericolo del terrorismo. A complicare il quadro le pesanti accuse in tema di immigrazione rivolte dalla Germania alla Grecia, che dal canto suo ha rifiutato in modo netto l’idea della Slovenia di impiegare la polizia europea al confine con la Macedonia. E se Bruxelles ha ribadito che è fuori discussione l’ipotesi di escludere momentaneamente un Paese dall’area Schengen, il cardinale Bagnasco ha esortato a proseguire nel comune impegno sul fronte dell’accoglienza dei migranti.

 

Di fatto oggi non si può parlare più di libera circolazione nell’area Schengen, mentre i migranti continuano a patire, fino a morire soprattutto in mare. Roberta Gisotti ha sentito il prof. Giandonato Caggiano, ordinario di Diritto dell’Unione Europea all’Università “Roma Tre”:

R. – La discussione è quella di verificare se queste chiusure temporanee resteranno tali oppure se l’intero sistema andrà in crisi, con una sospensione di due anni, pure prevista dalle regole nell’art. 26 del Codice frontiere, che non è mai stato usato e che forse sarebbe veramente la fine di Schengen!

 D. – I Paesi che sono usciti dall’area del Trattato sono ricorsi in realtà a delle eccezioni che sono previste nel Trattato…

R. – Sì, le eccezioni fino ad oggi utilizzate sono sospensioni a seguito di arrivi imprevedibili di persone dalle frontiere; sono eccezioni per un periodo breve che giunge fino a 6 mesi, rinnovabile sempre con una valutazione da parte della Commissione Ue sulla proporzionalità della misura adottata rispetto al contesto migratorio in atto. Ma qui si parla di due anni e si parla non di alcuni Stati, perché sarebbe una raccomandazione della Commissione che si potrebbe imporre a tutti.

D. – Quali scenari si aprono sul piano concreto, pratico?

R. – Questo è un flusso dovuto al rischio della vita. Queste persone hanno situazioni disperate: cercano e cercheranno sempre un passaggio. Attualmente addirittura di fronte alla chiusura delle frontiere della Germania, stanno andando al Circolo Polare, passando dalla Russia e poi ripiegando verso la Finlandia e la Norvegia. E’ qualcosa di inarrestabile, perché sono persone terrorizzate, persone che non sanno come sopravvivere. L’Europa, dunque, deve trovare una soluzione. E’ veramente una situazione che va risolta alla fonte, cercando la pace in questi Paesi, avendo un controllo dell’immigrazione legale. Certamente, è un momento drammatico per l’Europa.

D. – E’ pur vero che questo Trattato è nato in tutt’altro contesto storico e quindi è normale che vada rivisitato e che la politica, però, dia delle risposte in tempi brevi, perché questo è il ruolo della politica…

R. – Guardi, c’è qualcosa che non funziona, ma non è tanto Schengen, è anche il Regolamento Dublino III, nato nel ’90, quando gli Stati non erano competenti in materia. Questo Trattato ha una regola che dà la competenza non solo ad esaminare le domande, ma anche ad accogliere i rifugiati da parte del Paese, cosiddetto di primo ingresso. Insomma, sarebbe come se l’Europa fosse un grande condominio, in cui l’Italia e la Grecia sono al piano terra e dove tutti devono passare dal piano terra per andare al settimo, al sesto, al quinto, al quarto piano… e si fosse cristallizzata la regola che se passano dal piano terra, devono restare al piano terra.

D. – E’ giusto, quindi, dire che il tema dell’immigrazione è un banco di prova ineludibile per la tenuta dell’Unione Europea?

R. – Assolutamente. Non è possibile far parte di una casa comune e poi dire che invece no, questo è un problema di alcuni Paesi, perché oggi questo problema diventa concreto per tutti. Ora è impensabile che il problema dei rifugiati sia limitato e che il contagio di questa patologia non riguardi anche gli altri elementi dell’integrazione e, ahimè, soprattutto, anche la parte dell’economia e della moneta.








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