2016-01-23 12:38:00

Prof. Carroggio: Papa propone “modello materno” di comunicazione


Costruire ponti, toccare i cuori delle persone, comunicare la verità con amore. Sono alcuni dei punti principali contenuti nel Messaggio di Papa Francesco per la 50.ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, pubblicato ieri. Sul documento, dedicato al tema “Comunicazione e Misericordia: un incontro fecondo”, Alessandro Gisotti ha intervistato il prof. Marc Carroggio, docente di Comunicazione Istituzionale alla Pontificia Università della Santa Croce:

R. – Penso che sia un Messaggio veramente illuminante sia per noi professionisti della comunicazione che anche per un cittadino qualsiasi, per qualsiasi persona. Perciò, prima di tutto, consiglierei di diffonderlo ampiamente, di leggerlo in famiglia e a scuola. Tocca tanti punti centrali della comunicazione umana, sociale, in un modo molto chiaro, profondo, diretto, e sul come comunicare creando ponti, favorendo l’unione fra tutti quanti noi che abitiamo su questo pianeta.

D. – In questo messaggio Francesco sottolinea l’importanza, soprattutto per un cristiano, di avere “cura delle parole”, perché le parole possono creare ponti, ma - se sono usate male - possono creare anche divisioni…

R. – Mi sembra una parte molto bella del messaggio: quella di scegliere le parole creando ponti con gli altri; scegliere ogni parola! Penso che uno dei temi essenziali anche del Messaggio sia proprio quello: mettere al centro della comunicazione la persona e non pensare soltanto che il messaggio sia più o meno perfetto. Certo, il messaggio è importante in ogni atto di comunicazione, ma poi l’essenziale è arrivare alla persona. I semiotici dicono: il vero atto di comunicazione è tale quando provoca un cambiamento, un miglioramento nell’altro. Allora si dice che l’atto comunicativo ha senso. Ricordo che dopo la prima Messa in Coena Domini che Papa Francesco ha celebrato - in un carcere giovanile - all’uscita, uno dei ragazzi cui Francesco aveva lavato i piedi disse: “E’ la prima volta in vita mia che mi sono sentito amato!”. Questo è un vero atto di comunicazione: quando al centro c’è soprattutto la persona! Io direi che il paradigma di questo Messaggio che Papa Francesco propone a tutti è un paradigma relazionale, che fa vedere soprattutto persone dall’altro lato della comunicazione. Potremmo anche dire un paradigma…. un po’ un modello materno di comunicazione, se si vuole, perché alla fine è la mamma, è la madre che non rompe mai il vincolo: il buon papà e la buona mamma non tagliano le comunicazioni, anche se magari ci sono problemi di relazione con i figli.

D. – Ad aprile, l’Università Santa Croce organizzerà il 10.mo seminario per i comunicatori della Chiesa sul tema della partecipazione e della condivisione nell’era digitale. Papa Francesco dedica la parte conclusiva del Messaggio per le comunicazioni proprio alla Rete e in particolare alle reti sociali, ai social network…

R. – Anche qui, colpisce il modo diretto di affrontare il tema con una visione molto positiva e che ci chiama tutti alla responsabilità. Mi sembra che ci siano tanti spunti in questo messaggio che ci permettono di fare una piccola guida per muoverci nei social. Primo: considera che l’accesso alle reti digitali comporta una responsabilità per l’altro, che anche se non vediamo è reale, ha la sua dignità che va rispettata; secondo: ogni parola usata nei social media dovrebbe poter esprimere la compassione, la tenerezza, il perdono di Dio per tutti e quindi impegnati a scegliere con cura le parole per superare le incomprensioni, guarire la memoria ferita e costruire pace e armonia; terzo: nei social media dedicati – dice il Papa – a far crescere la comunione e anche quando devi condannare con fermezza il male, cerca di non spezzare mai la relazione e la comunicazione; quarto: nei social possiamo e dobbiamo giudicare situazioni di peccato, di violenza, di corruzione e sfruttamento, ma non possiamo giudicare le persone, perché soltanto Dio può leggere in profondità nel loro cuore; quinto: nei social ascolta gli altri, perché ascoltare significa prestare attenzione, avere il desiderio di comprendere, di dare valore, di rispettare e custodire la parola altrui; sesto e ultimo: prima di postare un messaggio ricorda che – sono parole di Papa Francesco – la misericordia è capace di attivare un nuovo modo di parlare e di dialogare e non dimenticare che solo parole pronunciate con amore e accompagnate da mitezza e misericordia toccano i cuori di noi peccatori. Leggendo questo Messaggio, penso specialmente a noi educatori o ai sacerdoti: anche quando, a volte, uno è insultato, deve tendere a non rispondere con la stessa moneta e quindi non fare uso eccessivo dell’ironia. L’atteggiamento sacerdotale – penso che sia quello che ci sta chiedendo il Papa – sia quello di Cristo in Croce, con le mani aperte a tutti, a quelli di destra, di centro o di sinistra… Allora il Papa parla qui anche di un certo martirio del comunicatore cristiano, che non usa quelle armi che vengono usate contro di lui e che risponde, invece, con atteggiamenti di preghiera, di perdono, di verità, di carità in modo rispettoso.








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