2016-01-21 15:30:00

Emergenza freddo: a Milano, il Progetto Arca per i senzatetto


Un clochard morto a Roma per il freddo e uno a Napoli: sono solo le ultime vittime dell’ondata di gelo di questi giorni in Italia. Il Progetto Arca è da anni vicino ai senzatetto, a cui distribuisce 1.700 pasti caldi, nei centri di accoglienza e attraverso le Unità di strada a Milano. Mille posti letto nei 7 punti di accoglienza della città per le persone senza fissa dimora. E, per la prima volta, cento zuppe calde consegnate ogni sera davanti alla Stazione Centrale di Milano. Al microfono di Maria Cristina Montagnaro, Nino Volpe, presidente del Rotary Club Milano Europa, finanziatore dell’iniziativa:

R. - È un servizio particolarmente gradito in questo periodo di freddo, ma è un progetto che dura già da tre anni. Produciamo 150 zuppe calde tutti i giorni che vengono confezionate in una walkie-cup chiusa ermeticamente. È una zuppa da 400 grammi, calda e molto nutriente. Queste zuppe vengono collocate in contenitori termici, vengono portate dall’associazione Arca che in serata si occupa di farle arrivare ai senza fissa dimora.

D. – Quante volte a settimana?

R. – Tutti i giorni da lunedì al venerdì, mentre il sabato e la domenica abbiamo attivato un’altra iniziativa parallela: raccogliamo dei sandwich vicino alla data di scadenza che normalmente vengono venduti sul Frecciarossa. Dopo di che creiamo dei sacchetti contenenti un sandwich, un’acqua minerale e un dolce che distribuiamo il sabato e la domenica al posto delle zuppe calde.

D. – Che cosa potrebbe fare il Comune per aiutare concretamente queste persone?

R. – Noi abbiamo fatto questo perché abbiamo visto il disagio di questi senza tetto. Il Comune potrebbe ovviamente fare moltissimo!

D. – C’è un’emergenza freddo in questi giorni …

R. – Noi stiamo cercando di aumentare la produzione, di arrivare a duecento zuppe al giorno cosa che dovremmo riuscire a fare a partire dai primi di febbraio.

D. – Avete avviato anche una campagna di solidarietà?

R. – Testimoniamo la solidarietà, attenzione e tra l’altro la consegna della zuppa è anche un momento di verifica da parte dei volontari Arca delle condizioni di salute ed eventualmente di emergenza di queste persone.

D. – Quali sono i disturbi più comuni che hanno queste persone?

R. – Ci sono, ad esempio, persone che hanno perso il lavoro, altre che sono uscite dalla famiglia perché si sono separate; persone che hanno qualche disturbo psichico, che hanno un disagio di tipo psicologico, che lentamente vanno alla deriva finché alla fine vivono per strada vivono di elemosina.

D. – Ma che cos’altro si può fare?

R. – Penso che la cosa ideale sarebbe quella di avere psicologi che aiutano queste perone, creare dei punti dove queste persone possono aggregarsi, farsi una doccia, trovare degli abiti puliti, dormire in condizioni umane. Il passaggio dallo psicologo è importante perché sono persone emarginate il cui reinserimento non è semplicemente un invito come a dire: “Vieni a mangiare qui e a dormire qui”, ma passa attraverso un superamento del disagio psicologico che li ha portati all’autoemarginazione.








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