2016-01-21 14:46:00

Davos. Becchetti: economia mondiale non aumenti diseguaglianze


Nuova giornata di turbolenze per le Borse. Ad esclusione di Bombay, i principali listini asiatici hanno chiuso tutti in rosso. Cautamente positivi i mercati europei. E dal World Economic Forum di Davos, la direttrice del Fondo Monetario Internazionale Christine Lagarde ha esortato la Cina a spiegare con maggiore chiarezza le proprie politiche economiche. Il vertice dei "grandi" dell’economia mondiale guarda con preoccupazione anche al rallentamento della crescita cinese. Marco Guerra ne ha parlato con  l’economista Leonardo Becchetti:

R. – Senz’altro c’è una forte fibrillazione sui mercati finanziari, ma dobbiamo abituarci. Abbiamo voluto mercati dove prevale il capitale supersonico, il trading a brevissimo termine, gli algoritmi automatici e questo è il risultato. Se vogliamo, possiamo avere dei mercati diversi. Da anni proponiamo una tassa sulle transazioni finanziarie molto piccola che penalizzerebbe il capitale supersonico e lo renderebbe più paziente; tutte queste fibrillazioni diminuirebbero. Bisogna capire che non c’è nessun legame tra queste fibrillazioni e un legame molto, molto debole tra queste e gli eventi economici. Spesso si tratta di veri e propri "non eventi". È proprio questo il problema, è un fatto strutturale dei mercati finanziari che sono estremamente variabili e volatili. Ricordo la non notizia del declino cinese di qualche mese fa che ebbe un effetto in Borsa più forte nella variazione della Borsa dei due giorni, dell’evento della Lehman Brother che fu un fatto epocale. Dobbiamo pensare veramente di metter mano alle borse e di modificare un pochino la struttura, se vogliamo evitare di parlare di cose che non esistono, come anche l’eccesso di speculazione sulle banche italiane o cose simili.

D. – C’è chi afferma che i fondamentali dell’economia non sono così male, ma il tasso di crescita ancora non sostiene una vera ripresa. Lei cosa pensa?

R. – Ce ne metteremo di tempo per recuperare i sette anni di vacche magre e di crisi. Il cammino è molto lento, bisogna aumentare di nuovo gli investimenti, gli imprenditori non rischiano abbastanza e dall’altra parte non ripartono i consumi, ma questo dipende dal fatto che viviamo in un mondo sempre più incerto, sempre più difficile dove avere un lavoro non vuol dire avere prospettive stabili per il futuro, non vuol dire avercelo domani. Bisogna tenere conto di questo, perciò è molto importante - in prospettiva - avere delle forme di assicurazione, di reddito minimo, di sussidio di disoccupazione che rendano le prospettive più stabili e che quindi spingano la gente ad avere fiducia e a consumare invece di accumulare risparmio, come sta accadendo in Italia in questo periodo.

D. – Anche il Papa si è rivolto a Davos chiedendo appunto di non dimenticare i poveri e di creare un’occupazione dignitosa per la persona umana. Come si riesce a conciliare crescita ed economia per la persona?

R. - È molto semplice: bisogna distribuire meglio il reddito. Il mondo fa creare ricchezza in modo eccezionale, ma la distribuisce malissimo. Il rapporto Oxfam ci dice che le 62 persone più ricche del mondo hanno la stessa ricchezza della metà meno povera più povera del pianeta, cioè di tre miliardi e 600 milioni di persone. Lo scandalo non è tanto la diseguaglianza in sé, ma l’elusione e l’evasione fiscale, cioè il fatto che la ricchezza non paghi le tasse perché va nei paradisi fiscali dove ci sono circa settemila miliardi di dollari. Le do il dato dell’Africa che è incredibile: un terzo della ricchezza africana è nei paradisi fiscali! Se si pagassero le tasse su questa ricchezza, in Africa si salverebbero quattro milioni di bambini e tutti i bambini africani andrebbero a scuola. Quindi l’obiettivo numero uno deve essere la lotta all’elusione, all’evasione fiscale. L’altra cosa fondamentale che dobbiamo fare noi cittadini è imparare a "votare con il portafoglio", cioè non dobbiamo pensare ad un’economia che non c’è – un’utopia – ma premiare quelle aziende che sono più responsabili dal punto di vista fiscale, sociale ed ambientale. Le aziende non sono tutte uguali; ce ne sono alcune più brave a creare valore distribuendolo, favorendo il lavoro ed aiutando i lavoratori, ed altre che lo sono meno. Dobbiamo imparare a misurare queste cose, a valutarle e a premiare i migliori in modo da portare il mercato in quella direzione.

D. – Lei ha accennato ai bambini. Proprio in questi giorni un rapporto di Save the Children parla di oltre 500 milioni di bambini poveri e 900 milioni di bambini a rischio povertà …

R. – Credo che non dobbiamo sgomentarci dei dati, ma dobbiamo lavorare per le soluzioni, non perdere neanche un attimo di tempo a contemplare il problema. Le soluzioni sono già tutte sul tavolo. Ci sono soluzioni di policy, di economia civile e sostenibile. Sono soluzioni che non devono seguire solo i politici, ma sta a noi supportare dal basso, partecipando alle campagne e votando responsabilmente con il nostro portafoglio. Quindi non perdiamo tempo e diamoci da fare. Stanno nascendo moltissime imprese sociali, low profit, che guardano all’impatto oltre che al profitto. Quindi sta a noi premiarle perché non dobbiamo dare tutta la colpa agli imprenditori: siamo noi che abbiamo il carrello della spesa e che scegliamo.








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