2016-01-20 14:10:00

Pakistan, attacco a Università intitolata a "Gandhi islamico"


Sono almeno 21, ma probabilmente di più, le vittime dell'attacco alla Bacha Khan University, nel Pakistan nord-occidentale.  Dopo l’intervento dei reparti speciali di sicurezza, sono stati individuati i cadaveri di  4 miliziani.  Non c’è certezza di rivendicazione: alcuni talebani che affermano di rispondere al comandante Omar Mansoor e di far riferimento al Tehrek-e-Taliban Pakistan (Ttp) hanno rivendicato l’attacco. Ma quello che viene riconosciuto come il portavoce del Ttp precisa che "tutte le organizzazioni centrali del gruppo e il massimo leader, Maulana Fazlullah, hanno sconfessato l'attacco e lo hanno condannato". Fausta Speranza ha intervistato Alfonso Giordano, docente di geopolitica e flussi migratori all’Università Luiss:

R. – Sembrerebbe che il responsabile di questo attentato sia un gruppo pakistano di opposizione al governo pakistano. Però la rivendicazione è effettivamente molto difficile, perché la situazione è molto controversa. Ci sono gruppi collegati tra loro ma non sempre in armonia, quindi spesso con obiettivi in opposizione e non proprio condivisi.

D. – Ci sono anche talebani afghani che operano anche sul territorio pakistano.. È così?

R. – Sì, ci sono due gruppi, uno riconducibile ai talebani afghani ed uno ai talebani pakistani. Entrambi sono in opposizione ai propri pseudo governi; cercano comunque di sovvertire l’ordine precostituito per i propri interessi. Nel caso dei pakistani sembrerebbe volersi formarsi anche lì uno Stato islamico. In ogni caso entrambi combattono o comunque cercano di sovvertire i governi presenti.

D. – L’attacco alla Bach chan University, dunque ai ragazzi che rappresentano il futuro ma poi questa università ha una storia particolare, è vero?

R. – Sì, assolutamente. Qui ci sono due elementi simbolici. Il primo naturalmente è l’attacco a persone giovani che rappresentano il futuro, il possibile cambiamento e quelle che potenzialmente possono decidere il futuro di un Paese. L’altro elemento simbolico riguarda il motivo per cui è stata colpita proprio questa università. La persona a cui è stata intitolata questa università è identificata un po’ come il ‘Gandhi islamico’, il Gandhi delle frontiere, la persona che voleva riportare un ordine di pace, stabilità oltre all’indipendenza dalle madrepatrie inglesi. Quindi una persona vista come nazionalista ma nazionalista positivo, perché in termini di pace e di stabilità. Era una persona che voleva soprattutto l’avanzamento della società, cioè la parità tra uomo e donna, un miglior trattamento delle minoranze. Queste sono cose che naturalmente non combaciano proprio con quelle che sono le intenzioni dei talebani pakistani.

D. – Un evento del genere, oltre a seminare angoscia e terrore, scuote nella popolazione degli interrogativi oppure la percezione è quasi ormai di abitudine a questi attacchi, a questi massacri?

R. – Effettivamente c’è il pericolo di un’assuefazione a questo tipo di attività che lì è legata purtroppo a situazioni storicamente instabili e alla quotidianità di questo tipo di eventi. Poi c’è un’assuefazione dell’ascoltatore medio e dell’audience media dell’altra parte del mondo, che comincia a percepire questi attentati come un fatto quasi non modificabile. Quindi, c’è la possibilità di assuefarsi a questo tipo di situazioni. È una cosa molto pericolosa. Naturalmente bisognerà vedere come reagirà la comunità internazionale e quali saranno gli equilibri sul luogo. Equilibri che dovranno essere ristabiliti fra i due governi e tra i governi di oppositori. Ma per il momento la situazione è abbastanza complicata e indecifrabile. Bisognerà aspettare per capire le responsabilità e soprattutto per capire quali saranno le alleanze successive.








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