Aprire la Porta della misericordia e della compassione ai migranti ed ai rifugiati: questo, in sintesi, l’appello che mons. Socrates Villegas, arcivescovo di Lingayen-Dagupan e presidente della Conferenza episcopale filippina (Cbcp) ha rivolto ai fedeli, in occasione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, celebrata ieri. In una nota pubblicata sul sito web della Cbcp, il presule sottolinea che “oggi, purtroppo, c’è una mancanza di misericordia” ed esorta a “mantenere spalancante le porte del cuore per accogliere coloro che abbiamo lasciato fuori a causa di inimicizie, rancori, dolori”.
Oggi, fenomeno migratorio senza precedenti
Poi, lo sguardo di mons. Villegas si allarga al “fenomeno, senza precedenti, che la
storia contemporanea sta vivendo”, ovvero “la massa di migranti e il flusso di rifugiati
che arrivano non solo in Europa, ma anche in altre parti del mondo”. È comprensibile,
sottolinea il presule, che spetti “alle capacità degli Stati far fronte alle ondate
di immigrati, ma questa non è una scusa per girare la testa dall’altra parte e non
può giustificare in alcun caso il verificarsi di maltrattamenti”.
Affrontare sofferenze dei rifugiati, sfida urgente per Stato e Chiesa
Quindi, soffermandosi in particolare sulle Filippine, il presidente dei vescovi locali
ricorda che “la sfida più urgente per le autorità statali, per i cittadini, ma anche
per i fratelli e le sorelle della Chiesa, è quella di guardare alle condizioni di
coloro che, nel nostro Paese, soffrono immensamente, perché costretti a lasciare le
loro case ed il loro ambiente familiare”. Soprattutto – ribadisce il presule – non
bisogna dimenticare “le comunità indigene costrette a sfollare e spinti all’emarginazione
a causa degli interessi di progetti capitalistici, conflitti armati o indifferenza
della società”.
Misericordia non è sentimento passeggero, ma apertura del cuore all’altro
“Nascondere i poveri, i senza tetto e gli sfollati – incalza ancora mons. Villegas
– non è una soluzione, ma solo un’operazione di facciata che salva le apparenze, ma
non risolve il problema”. Di qui, l’esortazione del vescovo filippino ad affrontare
“la sfida di essere misericordiosi”, perché “la misericordia non è un sentimento fugace
o un’emozione passeggera”, bensì è la decisione di “aprirsi al dolore ed alle ferite
dei sofferenti”. Per questo, spiega mons. Villegas, “la misericordia necessariamente
porta all’ospitalità” e tutti i fedeli sono chiamati ad essere “operatori, modelli
ed araldi del Vangelo della misericordia”.
Donare un futuro dignitoso a migranti e rifugiati
“Quando apriamo i nostri cuori, le nostre case, le nostre aziende a coloro che sbarcano
sulle nostre coste ed arrivano nelle nostre città da luoghi di conflitto – continua
il presidente della Cbcp – noi permettiamo loro di guardare al futuro”. “E quando
doniamo la nostra forza a coloro che sono stanchi di fuggire e di nascondersi – prosegue
mons. Villegas – quando li proteggiamo dalla furia degli elementi così come dalla
crudeltà di coloro contro i quali essi non hanno fatto nulla di male, allora noi permettiamo
a questi migranti e rifugiati di vivere con dignità”.
Affrontare le cause della violenza per raggiungere la pace
L’obiettivo primario indicato dal presule, quindi, è quello di “affrontare risolutamente
le cause della violenza” che costringe le persone a fuggire dalla loro patria, così
da raggiungere la pace. Infine, il presidente dei vescovi filippini esorta i fedeli
a vedere nel Giubileo straordinario della misericordia “un Anno indimenticabile sia
per coloro che mostrano misericordia, sia per quelli a cui essa viene mostrata”. (I.P.)
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