2016-01-18 12:43:00

Iran tra nuove sanzioni e aperture al mercato mondiale


A soli due giorni dalla revoca delle storiche sanzioni americane contro l’Iran e il suo nucleare, gli Stati Uniti tornano a criticare il governo di Hassan Rouhani con nuove “mini” sanzioni per i test effettuati lo scorso ottobre su missili balistici in grado di trasportare testate nucleari. Le nuove sanzioni sono poco più che simboliche e colpiscono solo alcuni individui e piccole società coinvolte nella vendita di componenti missilistici, senza incidere in alcun modo sulla vita della popolazione e dello stato iraniano che, libero dal blocco internazionale, si appresta invece a ricevere oltre 100 miliardi di dollari fino a ieri "congelati" e a tornare sul mercato mondiale, puntando al ruolo di Paese guida nel Medio Oriente e a quello di partner affidabile per l’Europa: fra una settimana il presidente iraniano Rouhani sarà in visita a Roma e in Vaticano per la prima tappa del suo viaggio diplomatico nell’Unione Europea. Se l’apertura dell’Occidente all’Iran sia o meno prematura Stefano Pesce lo ha chiesto a Giorgio Alba, ricercatore presso l’Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo:

R. – La situazione non è stabile nell’area. L’approccio è quello di utilizzare le sanzioni come strumento. Ci sarà un cambio, con tutta probabilità, del presidente degli Stati Uniti, con un orientamento diverso e quindi, come spesso accade in questi cambi di amministrazione, bisogna dare la possibilità al nuovo presidente di valutare tutte le opzioni sul tavolo.

D. – Il presidente iraniano Hassan Rouhani sarà a Roma il 25 e il 26 gennaio. Ci si può fidare di un’apertura economica, diplomatica nei confronti dell’Iran?

R. – Dal punto di vista dell’Italia non ci sono preoccupazioni, in particolare se consideriamo il rischio di terrorismo. Il rischio è quello di fare quello che stiamo già facendo con l’Arabia Saudita, cioè accettare delle cooperazioni dal punto di vista economico, ignorando i problemi di diritti umani o i problemi geopolitici che esistono... L’Iran, quindi, in questo momento è un ottimo partner. L’Arabia Saudita si sta dimostrando un partner sempre più inaffidabile per gli Stati Uniti e per l’Europa. C’è, dunque, un cambiamento di partner in Medio Oriente.

D. – La revoca delle sanzioni decisa a Vienna consentirà a Teheran di mettere le mani su oltre 100 miliardi di dollari "congelati". Saprà utilizzarli bene, secondo lei, o bisognerebbe preoccuparsi prima o poi del risorgere di questa economia in quella parte del mondo?

R. – Da un punto di vista di relazioni internazionali e di politica economica, il trasferimento di grandi somme da parte dell’Occidente nei Paesi del Medio Oriente è un trasferimento che crea dei pericoli. Questo è anche insito nel fatto che dobbiamo cambiare la struttura della nostra economia industriale, il che non è attualmente fattibile, visti gli interessi in gioco e le connessioni economiche e politiche. Finché esisteranno, quindi, queste connessioni in Occidente, nelle industrie, ci sarà sempre il pericolo che grandi trasferimenti economici, in parte o in gran parte, possano spingere a politiche dittatoriali, espansioniste o addirittura a supporto del terrorismo. Questo è inevitabile.








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