2016-01-17 15:19:00

Giubileo migranti. Vegliò: in volti sofferenti c'è misericordia di Dio


“I nostri fratelli migranti sono fragili, vittime della mobilità obbligata dalle circostanze del luogo, e quindi alla luce di un volto nuovo delle migrazioni, l’unica via percorribile che Papa Francesco vede è quella della misericordia”. Con queste parole il vescovo Guerino Di Tora, presidente della Commissione episcopale per le migrazioni e della Fondazione Migrantes, ha accolto questa domaenica nella Basilica di San Pietro, i numerosi partecipanti al Giubileo dei Migranti. Il cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, che ha presieduto la celebrazione eucaristica, ha sottolineato come la misericordia di Dio diventa balsamo che sana le ferite di coloro che sono costretti a lasciare la loro terra. Ascoltiamo le sue parole nel servizio di Marina Tomarro:

"Cari fratelli e sorelle in Cristo! Cari migranti! Con grande gioia vi accolgo qui nella Basilica di San Pietro, cuore della Santa Sede e simbolo per eccellenza della Chiesa cattolica. Radunate assieme a noi in questa giornata, in spirito di fede e fraternità, ci sono tante diocesi, parrocchie e comunità di diverse culture e origini. Tutti siamo riuniti in preghiera e in ringraziamento a Dio per il dono della diversità, e anche per supplicare il Signore secondo le intenzioni dei nostri fratelli e delle nostre sorelle migranti e rifugiati".

Con queste parole  il cardinale Antonio Maria Vegliò ha salutato i numerosi partecipanti che hanno preso parte al Giubileo dei Migranti. E davanti alla Croce di Lampedusa portata nella basilica per l’occasione, il porporato ha ricordato la forte drammaticità del fenomeno migratorio, che proprio in quella croce è memoria essendo stata costruita con pezzi di legno provenienti da barche, cariche di uomini e donne, naufragate nel mare  Mediterraneo. Ascoltiamo le sue parole:

"Quanti di voi hanno sperimentato la difficoltà del viaggio migratorio! I vostri volti nascondono storie d’incomprensione, di paura e d’insicurezza nate dall’esperienza di dover decidere di lasciare il proprio Paese in cerca di una vita migliore per voi stessi e per i vostri cari. La vostra presenza in questa Basilica è segno del legame tra le diverse Chiese locali. E’ segno della relazione tra la vostra Chiesa di partenza e quella di Roma. La vostra eredità, attestata attraverso la vostra lingua, la vostra cultura e le vostre tradizioni, testimonia che la fede e la pietà dei migranti sono espressione della vostra esperienza personale della fede cristiana! L’integrazione non implica né una separazione artificiale né un’assimilazione, ma dà piuttosto l’opportunità di identificare il patrimonio culturale del migrante e riconoscere i suoi doni e talenti per il bene comune della Chiesa di Roma, della Chiesa in Italia, di tutta la Chiesa universale!".

E grande la commozione per i partecipanti. Ascoltiamo le loro emozioni:

R. – Per noi è importantissimo il Giubileo della Misericordia. Accogliere, stare insieme, aiutare: è una delle cose migliori che si possono fare per il mondo. Sia qua, sia in qualsiasi parte del mondo. L’aiuto è importante, nella vita … Noi viviamo grazie alla solidarietà, perciò per noi significa molto.

R. – Dobbiamo vivere nel cuore questa emozione. Dobbiamo perdonare a tutti, vivere uniti gli uni con gli altri, come Gesù ha fatto con noi.

D. – Da dove vieni?

R. – Dalla Romania.

D. – Cosa vuol dire per te “passare la Porta Santa”?

R. – L’unione di tutti, stare bene insieme, ringraziare Dio perché questo Paese ci ha accolti.

D. – Cosa vuol dire per te “misericordia”?

R. – Perdono. Perdonare l’altro.

R. – Noi che stiamo bene, dobbiamo dare la forza; noi che abbiamo un po’, dobbiamo dare a quelli che non hanno …

R. – Solo una parola: l’amore. Proprio l’amore che vince tutto. Anche la guerra, e tutto.








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