2016-01-17 14:30:00

Gandolfini: Family day il 30 gennaio con nonni, genitori e bambini


A pochi giorni dal dibattito in Aula del ddl Cirinnà sulle unioni civili, il Comitato “Difendiamo i nostri figli” ha ufficializzato per il 30 gennaio una manifestazione di protesta a Roma. Un nuovo “Family day” dopo quello dello scorso 20 giugno, quando arrivarono in Piazza San Giovanni centinaia di migliaia di persone. Massimo Gandolfini, presidente del Comitato promotore, spiega al microfono di Michele Raviart lo spirito di questa nuova manifestazione:

R. – Lo spirito è duplice. Uno spirito di grande responsabilità, perché siamo convinti che sia un passo molto importante per cercare di fermare una legge che noi consideriamo inaccettabile da ogni punto di vista. Dall’altra parte, anche un sentimento di passione perché vorremmo mostrare a tutto il Paese che si tratta di un popolo di persone civili, che non abbiamo intenzione di dichiarare guerra a nessuno ma che semplicemente vogliamo mostrare la bellezza della famiglia che viviamo, famiglia che naturalmente ha anche tutti i suoi problemi, le sue problematiche; ma l’istituto familiare è un istituto che va assolutamente salvaguardato.

D. – Possiamo parlare di una sorta di opposizione, ma costruttiva?

R. – Esatto. Un’opposizione serena, costruttiva ma altrettanto determinata. Contro il disegno di legge Cirinnà, quindi non contro le persone ma contro quel progetto di legge che vorrebbe di fatto omologare l’unione civile alla famiglia, noi siamo assolutamente determinati a non fare neanche mezzo passo indietro.

D. – Quali sono, per voi, i “no” al progetto sulle unioni civili, al ddl Cirinnà?

R. – I “no” categorici, sui quali – ripetiamo noi – non c’è nessuno spazio di mediazione, sono: no alla “stepchild adoption”, no al cosiddetto “affido rafforzato”, no all’affido breve di due anni che poi viene trasformato in adozione, perché tutti questi punti significano negare di fatto il diritto del bambino ad avere un papà e una mamma e a crescere in una famiglia che possa essere per lui il massimo possibile per la sua educazione. Tutti quegli articoli che di fatto non fanno nient’altro che trasferire all’interno dell’unione civile le istanze matrimoniali, ci trovano totalmente in disaccordo. Non vogliamo che ci sia confusione tra l’unione civile e il matrimonio.

D. – E invece, i “no” non categorici, ci sono?

R. – Tenendo presente il disegno di legge Cirinnà, credo che sia da rigettare in toto, così com’è. Il “no” non categorico può essere rimettiamoci seduti intorno a un tavolo e intorno a questo tavolo definiamo quali sono i diritti civili legati alla persona che possono essere ribaditi ed eventualmente riconsiderati anche all’interno di quella formazione sociale che può essere l’unione civile.

D. – Uno dei punti più controversi è quello delle “stepchild adoptions”. Si è parlato in questo caso di un rischio di arrivare all’“utero in affitto”: qual è la vostra posizione?

R. – Mi sembra che il legame tra “stepchild” e l’“utero in affitto” sia quasi un legame automatico, perché un’unione civile omosessuale maschile che voglia avere un bambino ha soltanto una strada per poterlo avere: quello di fare fecondazione eterologa e usare l’utero in affitto negli Stati stranieri ove questo sia consentito. Con il risultato che poi, rientrando in Italia, ci dobbiamo trovare di fronte a una legittimazione di fatto, magari non di diritto, dell’“utero in affitto”. E noi abbiamo definito l’“utero in affitto” una pratica abominevole, incivile e tipicamente neocolonialista e razzista.

D. – A chi è rivolta, quindi, la manifestazione del 30 gennaio? Chi vi aspettate che venga, in piazza?

R. – E’ rivolta al popolo: noi ci aspettiamo che la piazza sarà stracolma, più del 20 giugno; che ci saranno famiglie, genitori, bambini, nonni, passeggini. Non pensiamo che ci siano terroristi che vogliono combattere con le armi tra i denti il mondo gay e così via, perché questo non è il nostro obiettivo. Il nostro obiettivo è difendere la famiglia così come il dettato costituzionale ce la descrive all’articolo 29 e quello di tutelare il rispetto che si deve a qualsiasi persona – quindi, contro ogni forma di bullismo e discriminazione e di violenza – e un grande messaggio vogliamo che da quella piazza salga alla politica, che è: fermate il disegno di legge Cirinnà. Qui si tratta addirittura di cambiare la storia d’Italia  …

D. – Quali sono i rapporti di questa manifestazione con la Cei, rispetto alle dichiarazioni di mons. Galantino che si aspetta che la società prenda iniziative efficaci e ribadisce come non ci sia bisogno di “vescovi-piloti”?

R. – Esatto: siamo perfettamente d’accordo. Quella felicissima frase di Papa Francesco è diventata quasi il nostro slogan. Il protagonismo laicale credo che sia non solo auspicabile ma, di questi tempi, necessario. La comunione profonda su principi e valori con i pastori è di grandissima importanza, non solo per la società ma credo proprio anche per la Chiesa. Durante questo anno e mezzo circa in cui ci stiamo dando molto da fare per condurre una campagna di formazione e di informazione sul territorio – perché la stragrande maggioranza delle persone prima che ci muovessimo non sapeva nulla, né del gender né delle unioni civili omologate alla famiglia – moltissime di queste conferenze sono state fatte grazie agli inviti e alle collaborazioni e alle condivisioni di tantissimi vescovi diocesani sul territorio italiano.








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