Il futuro del popolo curdo e il suo ruolo nella lotta contro il sedicente Stato Islamico sono stati al centro dell’inaugurazione dell’Intergruppo parlamentare di amicizia tra Italia e Kurdistan, presentato oggi al Senato. Un’occasione per riflettere anche sulle migliaia di cristiani perseguitati dall’Is. Il servizio di Michele Raviart:
Diviso in quattro Stati del Medio Oriente e da sempre in lotta per l’indipendenza, il popolo curdo è ora minacciato anche dall’estremismo islamico dell’Is, contro il quale combatte sul campo. Vittime come loro del jihadismo migliaia di cristiani, cacciati dalla Piana di Ninive in Iraq e che proprio nei campi profughi del kurdistan iracheno hanno trovato rifugio. Mala Baxtiar, segretario esecutivo dell’Unione Patriottica del Kurdistan:
R- (Parole in curdo)
Quando uno abbandona il suo Paese e va in un altro, quest’ultimo sarà il suo nuovo
Paese a tutti gli effetti. In tutta la nostra storia abbiamo avuto un ottimo rapporto
con i cristiani, che sicuramente rafforzeremo ancora di più: il cristianesimo è una
parte della nostra storia e della nostra cultura.
Anche in Siria i cristiani, che prima della guerra erano 450 mila, sono stati allontanati a forza dai loro villaggi, spiega Salih Muslim Muhammad, co-presidente del Partito Democratico dell’Unione curdo, che nella regione del Rojava sta sperimentando forme di democrazia diretta e di inclusione delle minoranze:
R. – (Parole in curdo)
Il nostro impegno non è solo per il popolo curdo, ma per tutte le minoranze che hanno
le proprie radici in quella zona della Mesopotamia. Quello che è successo a Ninive
è una cosa grave e non solo per i cristiani, ma per tutti noi. In Sinjar sono andati
a distruggere i templi degli yazidi, che sono presenti nella zona da migliaia di anni.
Vogliono cancellare i cristiani, gli yazidi, anche i musulmani, tutte le persone che
sono presenti in quella zona. Per questo motivo è molto importante che noi tutti lavoriamo
insieme per vincere questa sfida. Noi invitiamo anche i nostri fratelli cristiani
a tornare. I nostri combattenti, i nostri giovani sono diventati martiri per proteggere
le chiese presenti nella zona. Viene richiesto a tutti noi di essere presenti e proteggere
tutto questo.
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