Aprire tre “Porte Sante” molto particolari, quelle del cuore, mettendo in pratica la fede, la misericordia e la speranza: questo l’invito rivolto ai fedeli da mons. Olivier Schmitthaeusler, vicario apostolico di Phnom Penh, in Cambogia, in una lettera pastorale dedicata al Giubileo straordinario della misericordia. Nella missiva, il presule definisce l’Anno Santo come un tempo “provvidenziale”, perché coincide con la conclusione del triennio pastorale della Chiesa locale, dedicato alla carità.
La Porta della fede insegna l’umiltà di Dio
“Siamo tutti invitati – spiega il presule – a vivere intensamente l’infinito amore
di Dio per ciascuno di noi come un viaggio interiore di conversione che ci spinge
ad aprirci ai sofferenti e a chi ha fame di giustizia e di pace”. Tre, dunque, le
“Porte Sante” simboliche che i fedeli cambogiani sono esortati a passare, nel corso
del Giubileo: la prima è la “porta della fede”, che spinge l’uomo verso “la profondità
del cuore per ricevere ciò che la ragione non può comprendere, ovvero l’umiltà di
Dio”. Infatti, spiega mons. Schmitthaeusler, “la società di Phnom Penh, in così rapida
crescita, porta alla tentazione di sentirsi forti anche senza Dio”. Al contrario,
passare “la porta della fede ci aiuta ad accogliere Cristo nella nostra vita, nel
nostro mondo”.
La Porta della misericordia spinge ad agire in favore del prossimo
La seconda porta da attraversare, invece, è quella della misericordia: in particolare,
il vicario apostolico ricorda il 50.mo anniversario della “Gaudium et spes”, la Costituzione
pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, uno dei principali documenti del Concilio
Vaticano II. “Attraversando la porta della misericordia – scrive il presule – i nostri
cuori si espanderanno ed agiranno concretamente in favore del prossimo, nella sequela
di Gesù”. Per questo, mons. Schmitthaeusler esorta i fedeli a praticare le opere di
misericordia spirituali e corporali, concentrandosi soprattutto su sette priorità:
educazione, salute, lavoro, disabilità, salvaguardia del Creato, inclusione dei poveri
nella società e dialogo con le altre religioni, ricordando anche il 50.mo anniversario
della “Nostra Aetate”, dichiarazione conciliare sulle relazioni della Chiesa con le
religioni non cristiane.
La Porta della speranza aiuta a vincere odio, violenza, povertà e corruzione
Infine, la terza porta, quella della speranza: il presule cambogiano ribadisce la
necessità di avere “grandi speranze per il nostro mondo così destabilizzato dall’odio
e dalla violenza, così sfigurato dalla povertà e dalla corruzione”. “Di fronte alla
violenza, preghiamo il Signore, Principe della pace – scrive mons. Schmitthaeusler
– di fronte all’odio ed al disprezzo sociale, alla fragilità ed alla povertà, ai giovani
persi e disorientati, alle famiglie disgregate, la nostra speranza ha un nome, quello
di Dio Padre, ed un volto, quello di Gesù”.
Aiutare poveri, bambini, anziani, detenuti
Di qui, l’esortazione del presule affinché “queste tre porte siano aperte innanzitutto
nei nostri cuori, per dare testimonianza di carità ai detenuti, alle famiglie povere,
agli anziani abbandonati, ai bambini portatori di speranza”. (A cura di Isabella
Piro)
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