2016-01-12 07:24:00

Colonia. Raid anti-immigrati dopo la notte di Capodanno


“Attaccare il non tedesco”: questo l’appello circolato negli ambienti di estrema destra sul web per rispondere alle violenze sulle donne avvenute a Colonia nella notte di San Silvestro; 516 le denunce - il 40% per molestie sessuali - e 19 gli indagati, tutti di origine straniera. Aggressioni contro immigrati si sono già registrati nel capoluogo della Renania e a Lipsia. Netta la condanna della cancelliera Merkel. Roberta Barbi:

Sono già sette le vittime della violenza xenofoba scatenatasi a Colonia come rappresaglia per le aggressioni sulle donne della notte di Capodanno. Sei pakistani e un siriano sono finiti all’ospedale per ferite gravi, assaliti da militanti di estrema destra che hanno organizzato – loro sì via internet – ronde in tutta la città domenica sera al richiamo “attaccare il non tedesco”. Violenza su violenza, che segue i nuovi casi di molestie sessuali che si sarebbero consumati nel fine settimana e resi noti da Bild, che cita un rapporto riservato della polizia federale. Anche a Lipsia si sono verificati incidenti, in particolare nel quartiere di Connewitz, dove squadre di hooligan hanno preso di mira i negozi. E mentre la cancelliera Merkel ricorda che nulla giustifica “l’ostilità nei confronti dei profughi”, sulla questione interviene anche l’arcivescovo di Colonia, cardinale Rainer Maria Woelki: “Non deve esserci alcuno spazio per la violenza sessista”, ha detto.

Nell’intervista di Fausta Speranza, la riflessione di Daniele De Luca, docente di relazioni internazionali all’Università del Salento:

R. – Quello che all’inizio era sembrato come un episodio estremamente “antipatico” – uso questo termine ma ne vorrei usare altri sicuramente più pesanti – nei confronti delle donne, invece si sta rivelando come un possibile progetto per creare ulteriore instabilità e insicurezza nelle persone in Europa. Se stiamo alle parole del ministro tedesco che ha parlato di un possibile complotto o di azioni coordinate, allora il progetto sembra particolarmente difficile da gestire. È notizia di queste ore come anche il capo della Polizia di Vienna abbia invitato le donne a non uscire da sole la sera. E questo crea – ripeto – particolari difficoltà e insicurezza nelle persone.

D. – Questo "terrore" delle donne di uscire sole è anche una forma di terrorismo, le pare?

R. – È una forma di terrorismo estremamente viscida, nascosta, che comunque colpisce in alcuni casi persone più deboli. Nel senso che piccoli gruppi di donne, di una o due donne da sole - ma anche gruppi di uno, due uomini da soli, sono comunque degli obiettivi - creano quello stato di terrore e di insicurezza che non permette alle persone di vivere una vita normale così come l’abbiamo conosciuta fino a poco tempo fa. Ora, quanto questo progetto sia stato veramente pianificato per raggiungere un obiettivo preciso, questo al momento non ci è dato di sapere e credo sarà estremamente complicato scoprirne i dettagli. Ma questo fa alzare, se possibile, il nostro livello di guardia. Io credo che negli ultimi tempi, per tutta una serie di ragioni, e grazie anche alla forza della nostra democrazia, il nostro livello di guardia, della sicurezza, si era un po’ abbassato. Forse, allora dovremmo ricominciare ad alzarlo e non soltanto nel guardarci intorno per possibili attacchi terroristici, ma – come lei ha detto giustamente – il terrorismo comincia a prendere delle facce estremamente diverse l’una dall’altra.

D. – In un Occidente che, ovviamente, deve fare “mea culpa” per la strumentalizzazione del corpo femminile, per tutti i femminicidi di cui abbiamo spesso parlato anche se non abbastanza visto che proseguono, colpire la donna significa colpire i principi democratici dell'Europa...

R. – Esattamente. Ci sono voluti in Occidente anni, decenni, secoli, per poter arrivare alla libertà di espressione della donna. Noi dobbiamo sicuramente fare un “mea culpa” per quanto riguarda i femminicidi. E c’è da dire anche sull’uso del corpo delle donne sui media: a volte è una libera scelta delle donne stesse, a volte no. In ogni caso, toccare le donne vuol dire toccare i principi stessi della democrazia europea, perché – lo ripeto – ci è voluto tantissimo tempo prima che le donne potessero conquistare i loro diritti, esprimersi, fare le stesse scelte e avere le stesse opportunità degli uomini. Non dimentichiamo che le donne hanno potuto votare in Europa molto tardi: in Italia addirittura soltanto nel 1946 siamo arrivati al suffragio universale. Le limitazioni e le discriminazioni ancora accadono in tantissimi Paesi, ma non devono accadere qui, in Europa, perché veramente poter affermare e difendere i diritti delle donne vuol dire affermare e difendere i diritti di chiunque di noi abbia la possibilità e la voglia di esprimere una qualsiasi idea.








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