2016-01-11 13:03:00

Mafia: 20 anni fa la barbara uccisione del piccolo Di Matteo


Commemorato oggi a San Giuseppe Jato, nel Palermitano, il piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio del pentito di mafia, Santino, ucciso venti anni fa per impedire al padre di raccontare ai magistrati particolari della strage di Capaci. Alessandra Zaffiro:

Ai mafiosi vestiti da agenti della Dia che il 23 novembre del ‘93 lo rapirono a soli 11 anni nel maneggio di Altofonte, raccontandogli che lo avrebbero condotto dal padre, Giuseppe Di Matteo, apparendo felice, disse: “Papà mio, amore mio”. E invece per il bambino appassionato di cavalli, con l’unica colpa di essere figlio di un pentito di mafia, iniziò un incubo, un calvario lungo 779 giorni vissuti nelle campagne dell’Agrigentino e del Trapanese, tra masserie ed edifici diroccati, fino all’11 gennaio di venti anni fa, quando in un casolare-bunker di San Giuseppe Jato, venne strangolato e il suo corpo gettato nell’acido.

Ed è proprio partendo da quel casolare sottratto ai boss, trasformato nel “Giardino della Memoria” e assegnato al Comune di San Giuseppe Jato, che oggi si ricorda il piccolo Giuseppe Di Matteo con una serie di iniziative, promosse anche da Libera, dal titolo “C’era un volta un bambino che amava i cavalli”. “Tutto è stato rinnovato - spiega Giovanni Pagano, referente provinciale di Libera Palermo - ad eccezione del luogo in cui il piccolo Giuseppe ha vissuto l’ultimo periodo della sua prigionia: un bunker sotterraneo accessibile grazie a un complesso ingranaggio”.

Il programma della giornata prevede nella Chiesa Madre la celebrazione di una Messa “in ricordo di tutti i bambini innocenti, vittime della violenza dell’uomo”. Prima del rito, l’interpretazione dell’artista Martino Lo Cascio di uno scritto su Giuseppe Di Matteo. A seguire, una testimonianza sulla tragica storia del bambino organizzata dai volontari di Libera del comprensorio della Valle dello Jato.

Per il sindaco di San Giuseppe Jato, Davide Licari, questa vicenda "resta una dolorosa ferita aperta. Un pagina atroce nella storia della nostra comunità e di tutto il Paese. Ma che ha segnato anche la repulsione per la mafia. E oggi San Giuseppe Jato è sulla strada della liberazione e tiene alta la guardia. Noi non vogliamo avere a che fare con una storia di morte, con una Cosa nostra infame e senza onore".








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