2016-01-10 11:43:00

Mons. Shomali: basta profanazioni cimiteri cristiani in Terra Santa


Nuovo atto di vandalismo sacrilego in Terra Santa: è stato profanato il cimitero adiacente al monastero salesiano di Beit Gémal, nella città israeliana di Beit Shemesh, a Ovest di Gerusalemme, in cui molte tombe sono state distrutte. Il fatto, accaduto prima di Natale, è stato reso noto solo ieri dal Patriarcato Latino di Gerusalemme. Non è la prima volta che in questa zona estremisti ebrei prendono di mira simboli cristiani. Roberta Barbi ne ha parlato con mons. William Shomali, vescovo ausiliare del Patriarca latino di Gerusalemme:

R. – Persone anonime hanno aggredito e profanato il cimitero dei padri salesiani a Beit Gémal, vicino a Beit Shemesh: hanno rotto croci in pietra e anche in legno. I salesiani lo hanno denunciato alla polizia e la polizia sta ancora investigando. Quello che sappiamo è che sono fondamentalisti ebrei della zona. Lo stesso fatto, infatti, ha avuto luogo anni fa ed erano ebrei delle vicinanze. Siccome questi atti si moltiplicano, vogliamo che la polizia prenda il suo lavoro più seriamente e trovi questi delinquenti, che continuano ad attaccare le chiese, i cimiteri, i monasteri, i simboli cristiani.

D. – Non è la prima volta che questo accade, dunque. Sono persone estremiste, note alle forze dell’ordine…

R. – Sì, gli estremisti sono numerosi. Anche quelli che dicono che bisogna profanare sono conosciuti! Chiediamo, dunque, alla polizia di prendere più seriamente il lavoro. Possono arrivare, infatti, a riconoscerli e a identificarli; possono, ma c’è bisogno di uno sforzo maggiore e di maggiore serietà.

D. – Nel comunicato del Patriarcato, tra l’altro, chiedete anche che venga fatto da tutte le parti ogni sforzo per continuare nell’educazione alla convivenza reciproca...

R. – Questo è indispensabile, perché una persona che distrugge i simboli della religione degli altri è una persona indottrinata all’odio e all’intolleranza. E tutto questo ha luogo o nella famiglia o a scuola o nei luoghi di culto o nei media, tutti insieme. Si deve portare, dunque, l’educazione nella famiglia, nei luoghi di culto e anche nei media. 








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