La Danimarca ha ripristinato i controlli ai confini, ma non per i passeggeri per le compagnie di trasporti; la Germania richiama la necessità di adottare nuove misure "perché i controli alle frontiere esterne, soprattutto di Grecia e Turchia, non funzionano" e afferma che finché le regole sull'asilo non saranno rispettate, ogni Stato darà la propria risposta alla questione. Sono queste le dichiarazioni dei partecipanti alla riunione di oggi a Bruxelles, alla quale la Commissione europea ha invitato i rappresentanti di Danimarca, Svezia e Germania con l’obiettivo di “coordinare meglio la gestione comune dei flussi migratori” tra i Paesi coinvolti. La decisione dell’Ue arriva all’indomani del provvedimento adottato da Stoccolma che prevede l’obbligo di controllare l’identità di chiunque entri nel Paese con ogni mezzo di trasporto – in deroga all’articolo 23 del trattato di Schengen sulla libera circolazione nel continente – motivato da “grave minaccia della sicurezza interna”, cioè l’unica motivazione per cui esiste la possibilità di deroga. “Schengen è sotto pressione – ha ammesso ieri il portavoce della Commissione Ue, Margarite Schinas – stiamo lavorando per riportare la situazione alla normalità attraverso una serie di misure”. Non decollano, invece, altre iniziative di Bruxelles come i ricollocamenti dei cittadini siriani ed eritrei.
L’Italia: Schengen
non si tocca
“Non abbiamo alcuna intenzione di sospendere Schengen”:
queste le parole rassicuranti del ministro dell’Interno italiano, Angelino Alfano,
che in un’intervista ridimensiona le voci circolate in merito al ripristino del confine
con la Slovenia. “Quello che abbiamo fatto da settimane è rafforzare i controlli in
funzione antiterrorismo lungo la rotta balcanica – ha detto – la frontiera del nordest
è quella del contrabbando e ora può essere anche quella da cui provengono i combattenti
stranieri, perciò dobbiamo assicurarci che quella strada non sia un pericolo per noi”.
Nuova strage di migranti nel Mar Egeo,
36 morti
E mentre l’Europa si sigilla, nel Mar Egeo si continua
a morire: ieri sono state almeno 36 le vittime (tra cui 6 bambini e altrettante donne,
una incinta) in due diversi naufragi avvenuti al largo dell’isola di Lesbo, dove erano
diretti due barconi partiti da Dikili, in Turchia. Alcuni corpi sono stati ritrovati
sulle coste turche, altri in acqua, e il bilancio della tragedia è ancora provvisorio,
mentre 68 persone sono state soccorse nel corso delle operazioni di salvataggio.
Il 2015 anno record di migrazioni e vittime
Si apre con due nuove stragi, dunque, il 2016, che
segue un anno record di flussi migratori e di vittime dei viaggi della disperazione.
Nel 2015, circa 850 mila persone hanno intrapreso la cosiddetta “rotta balcanica”
alla volta dell’Europa – un aumento del 570% dei viaggi – ma 805 hanno perso la vita
durante il tragitto. Oltre un milione di profughi siriani, infine, ha chiesto asilo
in Germania. (R.B.)
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