2016-01-03 11:30:00

Oblati San Giuseppe: ripartire con il Papa dalle povertà dell'uomo


Il Giubileo straordinario della Misericordia coinvolge per volere di Papa Francesco anche le periferie, là dove spesso più forte si sente il disagio. Emblematica, in tal senso, l’apertura della Porta Santa della Cattedrale di Bangui, in Centrafrica, la prima nel mondo. Anche l’Italia ha le sue periferie, in particolare nel Meridione. In Puglia sono molto attivi gli Oblati di San Giuseppe. Giancarlo La Vella ha intervistato padre Francesco Russo, superiore provinciale della Congregazione per il Sud d'Italia:

R. – Il Papa ci sta insegnando che il centro non è quello geografico: il centro è quello dove il cuore batte, soffre, spera. E quindi anche la scelta di aver aperto la prima Porta Santa in uno dei Paesi più poveri della terra ci fa capire che è da lì che dobbiamo ripartire, se vogliamo recuperare tutti quegli elementi, ribaditi da Papa Francesco, di fraternità, di umanità, anche di attenzione al prossimo, che il Vangelo ci ha voluto trasmettere. Quindi è interessante accogliere da subito questo invito a vivere il Giubileo, partendo proprio da questa centralità che è la povertà del cuore dell’uomo, laddove poi alla fine il Signore ha voluto incarnarsi.

D. – E’ un’epoca difficile questa. Come incarnare concetti come la misericordia, il perdono?

R. – C’è grande tensione nell’umanità. Ci insegna la Sacra Scrittura che Dio non ha dimenticato il suo popolo, non ha chiuso gli occhi sulle sue povertà, sulle sue difficoltà. Quindi anche in questo tempo di tensione noi siamo invitati a recuperare la gioia della presenza di Dio, che si prende cura dell’uomo, dell’uomo ferito, dell’uomo povero, dell’uomo debole. E noi siamo anche – credo – invitati a vivere gesti di misericordia nella logica proprio di questa attenzione alla povertà e alle sofferenze dell’uomo. Credo che possiamo dare una risposta alle violenze, con cui i nostri notiziari riempiono la cronaca quotidiana, attraverso quello che il Papa ci ha chiesto in questo Anno Santo: quindi gesti di misericordia, gesti di perdono, partendo proprio dalle cose più semplici, dalle cose più quotidiane, che sono certamente alla portata di tutti.

D. – Lei viene dal Sud dell’Italia, possiamo dire una periferia italiana. In questi giorni del Giubileo, qual è stato concretamente un atto che le ha mostrato che stiamo vivendo un momento eccezionale?

R. – Io vengo dalla Puglia, che è stata definita anche il ponte tra l’Oriente e l’Occidente, e quindi anche la terra dove approdano tante di quelle situazioni povere alle quali siamo chiamati a dare una risposta. E’ interessante vedere come la Chiesa italiana intera si stia interrogando su come accogliere l’invito del Papa ad aprire le porte anche a chi è nella povertà, a chi lascia la sua terra, a chi fugge dalla violenza. Noi, anche nelle nostre diocesi, e anche come Congregazione, stiamo cercando proprio di accogliere questa provocazione che il Papa ci ha fatto e quindi stiamo ragionando proprio in termini più concreti, per cercare di dare una risposta altrettanto significativa a questi bisogni che nascono dalla povertà, qualunque sia il colore della pelle, l’etnia, la situazione culturale e sociale. Dove c’è una persona che soffre, lì c’è la presenza di Cristo e quindi noi dobbiamo riconoscerla ed accoglierla.








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