2015-12-31 14:00:00

Vescovi Sudafrica: sul nucleare si decida con un referendum


Sulla questione del nucleare, il governo lasci decidere ai cittadini, tramite referendum: questo l’appello dei vescovi del Sudafrica al governo locale. In una nota a firma di mons. Abel Gabuza, presidente della Commissione episcopale Giustizia e pace, si fa riferimento alla decisione del Dipartimento dell’energia che nei giorni scorsi ha formalmente annunciato di voler proseguire sulla via del nucleare, in vista di un nuovo progetto per la fornitura di 9.600 mw di energia. Di qui, la messa in guardia della Chiesa, considerando che “i rischi per l’economia e la sicurezza nazionale della scelta nucleare sono superiori ai rispettivi benefici”.

Investire in energie rinnovabili. Rischi del nucleare superiori ai benefici
Esortando, poi, il governo a “concentrare gli sforzi e le risorse nel campo delle energie rinnovabili”, la Commissione episcopale sottolinea: “Sebbene la probabilità di un incidente nucleare sia relativamente bassa, le sue conseguenze danneggerebbero la salute di migliaia di persone e renderebbero centinaia di km di terra inabitabili e non sfruttabili in alcun modo per decenni”. Un incidente atomico, infatti – spiega mons. Gabuza – provoca “danni enormi” che mettono gravemente in pericolo “la vita umana”.

Indire un referendum, guardando all’esempio dell’Italia
Per questo, la Chiesa sudafricana chiede al governo di indire un referendum sulla questione, affinché siano i cittadini a decidere se dire sì o no al nucleare: una consultazione popolare, infatti – si legge nella nota – “è lo strumento migliore per realizzare il bene comune su questo importante tema”. Ed a questo proposito, i vescovi di Johannesburg citano, come modello di riferimento, l’Italia che nel 2011 ha indetto un referendum sul nucleare che ha portato all’abrogazione del programma atomico. “Se il nostro governo – concludono i vescovi – crede davvero che l’opzione nucleare sia utile ai migliori interessi della maggioranza dei sudafricani, non dovrebbe temere di emulare l’esempio italiano e di indire un referendum nazionale in materia, prima di procedere formalmente oltre”. (I.P.)








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