2015-12-30 08:00:00

Presidenziali in Centrafrica: alle urne per un futuro di pace


Un passo decisivo per porre fine alla crisi più grave che la Repubblica Centrafricana ha attraversato dall’indipendenza, avvenuta nel 1960, ad oggi. Queste le speranze per il primo turno delle presidenziali di oggi. Per quasi tre anni, il Centrafrica è stato sconvolto dalle violenze. Una situazione che ha portato alla deposizione del presidente Bozizé. Il servizio di Giulio Albanese:

I centrafricani dovranno scegliere scegliere tra circa 30 candidati per la massima carica dello Stato, un numero certamente eccessivo, ma di certo inferiore ai 70 previsti ad ottobre. Tre sarebbero i favoriti anche se è davvero difficile fare previsioni perché non è stato possibile realizzare sondaggi degni di questo nome. Una cosa è certa: questo Paese ha davvero bisogno di redenzione, non solo per quanto concerne l’agognata riconciliazione, ma soprattutto per affermare la giustizia sociale. Queste, in fondo, sono le speranze guardando al futuro, peraltro già espresse il 29 novembre scorso da Papa Francesco all’apertura della Porta Santa della Cattedrale di Bangui, per l’inizio del Giubileo della Misericordia. 

Sull’importanza del voto, Giancarlo La Vella ha intervistato il missionario saveriano, padre Aurelio Gazzera:

R. – Le speranze sono tante anche se, certo, i dubbi non mancano sulla corretta organizzazione non tanto del voto, quanto soprattutto dello spirito della gente. C’è ancora molta tensione, anche se dopo la visita del Papa va tutto molto meglio.

D. – A proposito di questo, a Bangui è iniziato idealmente l’Anno Santo della Misericordia: che cosa è rimasto del messaggio del Papa ai centrafricani?

R. – E’ rimasto molto! La settimana scorsa ero a Bangui e sono passato proprio dal “chilometro 5”, dove ormai da mesi non si poteva più passare… Poi mi sono fermato a comprare il pane da un tipo che mi sembrava essere musulmano, visto che ero davanti alla moschea in cui era andato il Papa. Ci siamo scambiati gli auguri e gli ho chiesto come andasse, lui mi ha risposto che la visita del Papa è stata un avvenimento che ha comunque toccato in profondità il cuore di parecchia gente e che ci sono stati dei cambiamenti in positivo. E’ stato accolto veramente da tutti, con tanta semplicità ma anche con tanta gioia. Tutte le paure che c’erano si sono sciolte davanti alla sua persona, ma soprattutto davanti al suo richiamo verso Cristo, verso Dio, verso la pace e la riconciliazione. Questo messaggio di misericordia con la Porta Santa, che si è spalancata nella Cattedrale di Bangui in anteprima mondiale, è stato un gesto molto apprezzato, sentito e capito almeno in buona parte della popolazione.

D. – C’è in Centrafrica un panorama politico ancora molto diviso?

R. – Ci sono 29-30 candidati per le presidenziali, che sono tanti, troppi… Molti dei quali sono conosciuti pochissimo e soltanto alcuni sono più conosciuti e saranno questi che se la vedranno al secondo turno. Pochi candidati hanno un programma chiaro e serio, anche la campagna elettorale è stata molto scarsa, perché i tempi erano molti brevi e quindi non si sono potuti spostare molto per il Paese. I vescovi hanno mandato un bel messaggio, per aiutare la gente a riflettere e dare un voto secondo coscienza: non scegliere basandosi troppo sull’etnia o sulla regione di appartenenza, ma guardando a chi può fare veramente il bene del Centrafrica.

D. – Lei personalmente come vede l’immediato futuro del Paese?

R. – Probabilmente, ci saranno degli accordi tra le varie forze politiche e tra i vari personaggi e quindi bisognerà vedere come si riuscirà a scegliere un presidente e un governo che possano poi effettivamente darsi da fare per cambiare un po’ la situazione. Preghiamo molto per questo e abbiamo anche lavorato molto come “Giustizia e Pace” e come Caritas, anche per cercare di aiutare la gente a capire l’importanza del voto e l’importanza soprattutto della scelta secondo coscienza di gente seria. Quindi speriamo, anche se i dubbi e le paure sono ancora molte.








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