“Siate astuti come serpenti e puri come colombe” (Mt 10,16). È ispirato al Vangelo di San Matteo il titolo dello speciale decalogo preparato dalla Conferenza episcopale filippina (Cbcp) in vista delle prossime elezioni presidenziali e legislative nel Paese, in programma il 9 maggio 2016. Dieci punti per orientare gli elettori cattolici durante la campagna elettorale alla luce della Dottrina sociale della Chiesa.
La Chiesa non ha propri candidati: spetta ai fedeli scegliere in coscienza
Nel documento, i vescovi ribadiscono, innanzitutto,
che la Chiesa non ha propri candidati: essi invitano quindi a diffidare di chi si
presenta come un candidato dell’episcopato o di un vescovo. Da parte loro, i presuli
si impegnano ad astenersi da dichiarazioni o azioni che possono dare l’impressione
che la Chiesa appoggi un determinato leader politico. La valutazione delle qualità
di un leader e di un’opzione politica – precisano – spetta ai fedeli laici che le
giudicheranno alla luce degli insegnamenti della Chiesa. L’elettore cattolico dovrà
pertanto valutare i candidati avendo “come modello Cristo, che è venuto per servire
e non per essere servito” e verificare che le loro azioni e parole corrispondono ai
valori del Vangelo.
No a candidati che promuovono ideologie laiciste
Al quinto punto del decalogo, i vescovi esortano i
fedeli a non farsi condizionare dai sondaggi, ma a scegliere in piena autonomia la
persona giusta. Fondamentale in questo senso è l’atteggiamento di un leader politico
verso la religione: “Un elettore cattolico non può e non deve sostenere nessun candidato
la cui ideologia voglia trasformare le Filippine in uno Stato laicista che non tollera
la presenza della religione nello spazio pubblico”. Analogamente, egli “non può sostenere
programmi politici che comprendono iniziative diametralmente opposte agli insegnamenti
morali della Chiesa su questioni come l’aborto, l’eutanasia, il ripristino della pena
di morte, il divorzio o la definizione del matrimonio cristiano”.
No all’insulto o all’intimidazione contro gli avversari
Detto ciò, il documento precisa che la Chiesa non
è contraria alla candidatura di un non cattolico: “Esistono infatti candidati validi
di altre comunità cristiane e altre religioni”. Il decalogo mette poi in guardia da
quei politici che insultano e diffamano gli avversari, invece di concentrarsi sui
programmi” e dal ricorso a qualsiasi forma di coercizione o intimidazione per favorire
alcuni candidati. Infine, l’appello al Comitato elettorale a garantire la corretta
implementazione della legge sul voto elettronico: in gioco, affermano, “è la credibilità
delle elezioni e la stabilità della nostra democrazia”. (L.Z.)
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