2015-12-29 11:18:00

Trattamento sanitario obbligatorio: in tv il film "87 ore"


E’ già nei cinema italiani e dalla tarda serata di oggi approda anche in tv - per la serie "DOC3, documentari d'autore di Rai 3 - un film unico nel suo genere, che documenta quanto ripreso dalle telecamere del reparto psichiatrico dell’Ospedale di Vallo della Lucania, in provincia di Salerno, nel 2009. "87 ore" è il titolo ma anche la durata del ricovero del protagonista, Francesco Mastrogiovanni, maestro elementare, che morirà dopo cinque giorni di Trattamento sanitario obbligatorio trasformatosi in tortura e omicidio, perseguito dai magistrati. Dall’arrivo in ospedale, al letto di contenzione con le caviglie e i polsi legati da cinghie ininterrottamente, Francesco non verrà mai visitato, mai curato o nutrito, mai neanche lavato. "Sono rimasto profondamente colpito dalle immagini graffianti, striate dalla sofferenza di questa persona”, ha commentato il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura. La regista, Costanza Quatriglio, ne parla come un "percorso disumano che vuole e deve far riflettere”. Gabriella Ceraso l'ha intervistata:

R. – Al centro c’è l’osservazione come veicolo di relazione degli esseri umani: lui è stato osservato da una macchina e non dagli uomini. Se fosse stato guardato dagli esseri umani sarebbe vivo.

D. – Qual è stato il suo sforzo - perché c’è stato e chi ha visto il film lo sa - di trasformare quel "disumano" in umano? Dov’è la vita, il grido alla libertà in questo film?

R. – C’è ed è trasparente in tutti i fotogrammi del film, anche laddove c’è il disumano più terribile. Il percorso che io ho fatto è quello di voler dare un senso a quella insensatezza, attraverso una struttura drammaturgica che fosse il rovesciamento della cura. Il primo atto è l’accettazione, cioè l’ingresso in ospedale, ma anche l’accettazione del Tso (Trattamento sanitario obbligatorio) da parte di Francesco Mastrogiovanni, il che, peraltro, farebbe venir meno l’obbligatorietà del Tso. Il secondo atto è l’osservazione che risulta parossistica, perché invece di essere osservato dall’essere umano, Francesco è stato osservato da una macchina. Poi il mantenimento, che è un mantenimento dello stato di fatto e non ha nulla a che vedere con il "tenere in vita". Poi c'è la visita, la visita interdetta ai familiari, ma è anche la visita che noi facciamo alla casa di Francesco Mastrogiovanni e capiamo che c’è un "fuori", oltre che un "dentro" … E così come le dimissioni, ultimo capitolo del film, sono dimissioni di tutti quanti noi: le dimissioni dello Stato e non solo le dimissioni di Francesco.

D . – Quali effetti vorrebbe producesse questo film? Chi lo guarda si riempie un po’ di impotenza, ma anche di rabbia…

R. – Io vorrei che questo film facesse parlare della storia di Francesco Mastrogiovanni, come primissima cosa, che fosse una luce per poter parlare della contenzione e delle modalità di applicazione dei Tso. E poi vorrei che se ne parlasse anche dal punto di vista del linguaggio che utilizza, che se ne parlasse cioè come un film vero e proprio, perché è stato molto importante sfidare la meccanicità di quelle immagini.








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