Nel mondo attuale, “c'è bisogno di coltivare un forte senso della giustizia”: questo l’invito di Papa Francesco nella Notte di Natale. Durante la Messa presieduta ieri sera nella Basilica Vaticana, il Pontefice ha esortato i fedeli a vivere in sobrietà, come Gesù, e a vincere la “cultura dell’indifferenza” con la pietà cristiana. Preceduta dall’antico canto della Kalenda, che annuncia il Natale, la celebrazione ha visto la preghiera dei fedeli anche in arabo e cinese, lingua in cui si è pregato per “i poveri e gli ultimi della terra”. Il servizio di Isabella Piro:
La nascita di Dio cambia il mondo. Non c’è posto
per dubbi e indifferenza
“Oggi il Figlio di Dio è nato: tutto cambia…Non siamo
più soli e abbandonati”.
È vero: Dio nasce e cambia il mondo. Inizia da qui l’omelia di Papa Francesco, da quel cambiamento portato da Dio nel mondo attraverso suo Figlio. Una nascita che porta “gioia e letizia” nei cuori degli uomini perché “la promessa si è compiuta”, scacciando incertezze e timori:
“Non c’è posto per il dubbio; lasciamolo agli scettici che per interrogare solo la ragione non trovano mai la verità. Non c’è spazio per l’indifferenza, che domina nel cuore di chi non riesce a voler bene, perché ha paura di perdere qualcosa. Viene scacciata ogni tristezza, perché il bambino Gesù è il vero consolatore del cuore”.
Non restare inerti, ma annunciare la gioia
del Vangelo
Gesù Bambino è “principio di vita nuova”, “luce vera”
che rischiara l’esistenza umana “rinchiusa nell’ombra del peccato”– sottolinea il
Pontefice – e ci fa “scoprire nuovamente chi siamo!”, spingendoci alla gioia dell’evangelizzazione:
“Non possiamo rimanere inerti. Non ci è lecito restare fermi. Dobbiamo andare a vedere il nostro Salvatore deposto in una mangiatoia. Ecco il motivo della gioia e della letizia: questo Bambino è nato per noi, è dato a noi”.
Vivere con sobrietà, giustizia e pietà
cristiana
Restiamo in silenzio e lasciamo parlare Gesù, dice
allora il Papa, anzi: prendiamoLo in braccio e lasciamoci abbracciare da Lui, così
“ci porterà la pace del cuore che non avrà mai fine”, insegnandoci le cose essenziali
della vita:
“In una società spesso ebbra di consumo e di piacere, di abbondanza e lusso, di apparenza e narcisismo, Lui ci chiama a un comportamento sobrio, cioè semplice, equilibrato, lineare, capace di cogliere e vivere l’essenziale. In un mondo che troppe volte è duro con il peccatore e molle con il peccato, c’è bisogno di coltivare un forte senso della giustizia, del ricercare e mettere in pratica la volontà di Dio. Dentro una cultura dell’indifferenza, che finisce non di rado per essere spietata, il nostro stile di vita sia invece colmo di pietà, di empatia, di compassione, di misericordia, attinte ogni giorno dal pozzo della preghiera”.
Da Gesù inizia il riscatto perenne per
gli uomini dal cuore semplice
Di qui, l’invito finale di Papa Francesco a vivere
“lo stupore e la meraviglia” del Natale guardando a Gesù Bambino, sul cui volto sono
impressi “i tratti della bontà, della misericordia e dell’amore di Dio Padre” e dal
quale derivano “la vera liberazione ed il riscatto perenne” per “gli uomini dal cuore
semplice”.
Ed è stata con infinita tenerezza, quindi, che al termine della Messa, il Pontefice ha preso tra le braccia la statua del Bambinello posta davanti all’Altare della Confessione e, in processione, l’ha portata fino al Presepe allestito in Basilica, nella Cappella della Presentazione. Qui si è fermato in preghiera silenziosa. Attorno a lui, quindici bambini provenienti da diverse nazioni, tra cui Kenya, Centrafrica, Filippine, Sri Lanka e Stati Uniti, tutti Paesi visitati dal Papa durante quest’anno.
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