2015-12-24 08:30:00

Siria: attesa per l’incontro di fine gennaio a Ginevra


Sulla crisi siriana Mosca rimanda al mittente le accuse di Amnesty International sulle morti civili causate dai suoi bombardamenti in Siria, e mentre nel Paese sul terreno si consumano ancora violenze, si guarda con speranza all’appuntamento di fine gennaio a Ginevra. Giada Aquilino ne ha parlato con Luciano Bozzo, docente di Relazioni internazionali all’Università di Firenze:

R. – Già in passato sono stati espletati vari tentativi per giungere ad una qualche forma di soluzione del conflitto in Siria. Questi tentativi si sono scontrati con una realtà che è fatta di interessi diversi, contrapposti, non conciliabili delle potenze regionali e delle parti coinvolte attualmente nel conflitto. Mi sembra che tali interessi in questo momento non consentano con facilità, perlomeno nel breve periodo, il raggiungimento di un’intesa. Mettere d’accordo le volontà - per rimanere nell’area - di Turchia, Iran, Israele e Arabia Saudita e Stati del Golfo e - per allargare il campo - rendere conciliabili gli interessi in quell’area di Stati Uniti, Federazione Russa e Repubblica Popolare Cinese mi pare impresa non da poco, per non parlare evidentemente degli interessi diversi dei gruppi sunniti e della frattura esistente fra sunniti e sciiti.

D. – C’è da dire però che la scorsa settimana la risoluzione al Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha stabilito per la Siria un cessate il fuoco tra opposizione e regime, un governo di transizione in sei mesi ed elezioni entro un anno e mezzo. Con le violenze ancora in atto è possibile un’agenda di questo tipo?

R. – In passato, per quell’area geografica sono state disegnate varie road map; penso all’ormai storico e drammatico confronto tra israeliani e palestinesi. È facile stabilire un calendario, è un pochino più difficile poi tradurre quel calendario in realtà, quando appunto si trovano contrapposti interessi molteplici di attori esterni a quell’area alla quale sono interessati e nella quale hanno valori maggiori in gioco. La road map c’è; l’intervento delle Nazioni Unite c’è stato; ho qualche perplessità circa la possibilità che quelle scadenze siano rispettate e che portino ad una transizione di regime – c’è il problema Assad – e quindi all’eventuale sostituzione di questo leader, sostituzione che trovi d’accordo le parti interessate ad un cambiamento in questo senso in Siria.

D. – Sull’uscita dalla scena politica di Assad quali sono le posizioni?

R. – L’uscita dalla scena politica di Assad è ovviamente condizione sine qua non per alcuni degli attori coinvolti. Su questo punto si è giocato e si gioca ad esempio buona parte della credibilità della politica estera dell’attuale leadership turca. Su questo punto si è impegnata la leadership americana. Poi è anche vero che ci sono attori non meno rilevanti: penso alla Federazione Russa, alla stessa Cina e ovviamente attori interni alla Siria - gli alawiti, ad esempio - che invece non intendono o almeno fino ad oggi non hanno inteso negoziare sul punto. Sarà possibile conciliare queste posizioni apparentemente inconciliabili? Si dovrebbe trovare un possibile sostituto di Assad che accontenti tutti, un personaggio chiave della leadership alawita che possa risultare accettabile tanto agli Stati Uniti, alla Turchia quanto alla Federazione Russa e agli attori direttamente coinvolti - gli attori più rilevanti dell’opposizione interna - e che consenta al tempo stesso alla cerchia di Assad di “salvare la faccia”. In questo momento, c’è un attore del genere disponibile sul campo? Si sono fatti alcuni nomi in passato, ma attualmente non mi pare che si sia concretizzata alcuna prospettiva stabile, solida.








All the contents on this site are copyrighted ©.