2015-12-24 14:53:00

Pompei, restaurate 6 domus. Renzi: è Italia che riparte


“A Pompei l’Italia dice basta alle opere incompiute”. Così il presidente del Consiglio Matteo Renzi, intervenendo stamattina all’inaugurazione di 6 domus restaurate nel sito archeologico campano. L’intervento è stato realizzato dal governo e dall’Unione Europea con un finanziamento di 105 milioni di euro all’interno del “Grande progetto Pompei”. “Prima facevamo notizia per i crolli - aggiunge Renzi - adesso facciamo notizia per i restauri" e poi annuncia l’apertura, entro la metà del prossimo anno, di altri siti restaurati, mentre il 24 agosto del 2016, anniversario dell’eruzione del Vesuvio, sarà l’occasione per fare il punto sugli ulteriori progressi del "Grande progetto Pompei". Sull’importanza di questa riapertura Elvira Ragosta ha intervistato Antonio De Simone, docente di Archeologia all’Università Suor Orsola Benincasa:

R. – Sono “domus” molto importanti che attestano anche delle tipologie costruttive diverse e inoltre sono case notevoli perché hanno degli apparati decorativi – sia i pavimenti, con mosaici e marmi pregiati, sia le pareti, con pitture – di notevole importanza. E la casa di Fabio Amandio, è la casa dell’Efebo, la casa del criptoportico sono degli episodi notevolissimi ai quali poi si aggiunge la Fullonica Stephani, la bottega della lavanderia di Stefano che ci attesta la completezza del ciclo della lavorazione e della lavatura dei panni, considerando che il lavandaio – il “fullone” antico – attiene a una di quelle categorie emergenti, a Pompei, che condizionano fortemente anche gli esiti delle elezioni politiche all’interno della città antica, perché sono corporazioni che hanno la forza di candidare persone e di farle eleggere. Quindi sono realtà molto importanti che hanno una significanza anche nella vita politica della città.

D – Dopo gli episodi dei crolli e gli interventi emergenziali, quanto è importante questo intervento per Pompei e per il patrimonio artistico e archeologico di tutto il Paese?

R. – Ci troviamo di fronte a una realtà di ripresa: dopo una serie di realtà problematiche, finalmente pare che si stia uscendo dal tunnel e che si veda la luce. Inoltre, non dimentichiamo che Pompei non è una grande città, nel mondo antico, ma è una città completa. L’antichità, altrove ci ha dato dei ruderi, come io dico sempre, lacunosi e frammentari; Pompei “è” la testimonianza viva di una città, cioè del modo più alto con il quale l’uomo si approccia al territorio. Ed è chiaro che questa valenza, sia simbolica che documentaria della storia degli studi, diventa il forte attrattore e fa di Pompei un caso eccezionale. E allora è chiaro che il recupero di questi episodi importanti di architettura assumono una valenza che travalica il confine locale e nazionale, pure ampio, per aprirsi all’interesse e all’attenzione di tutto il mondo moderno.

D. – Come procede l’avanzamento dei lavori del grande “Progetto Pompei”?

R. – Procede sostanzialmente bene, nel senso che in pochissimi anni sono stati recuperati i ritardi precedenti e le realizzazioni che si stanno portando avanti sono imponenti. La cosa che io volevo sottolineare è che forse l’unico problema è che la realizzazione di intervento di restauri per quella dimensione e per quella importanza, richiedeva forse dei tempi maggiori rispetto a quelli previsti.

D. – Lavori che sono stati finanziati dall’Unione Europea con 105 milioni di euro. Come sono stati utilizzati?

R. – Prevalentemente, nella messa in sicurezza; poi con la programmazione e la realizzazione di restauri completi. Ma gli interventi hanno riguardato anche il rilancio complessivo dell’immagine della città antica.

D. – Secondo lei manca qualcosa a Pompei per offrire una visione completa ai turisti?

R. – Pensi che Pompei-scavi non ha un museo: il museo sarebbe indispensabile per offrire la visione completa della vita antica, ma anche per sforzarsi di trasformare i visitatori in turisti, fare in modo che i flussi turistici – due milioni e mezzo per gli scavi, un milione e mezzo per la chiesa – trovino anche un punto di confluenza e di convergenza. Su questo debbo dire, per testimonianza mia personale, che la Chiesa è stata sempre sensibile: ha generosamente offerto la disponibilità di un grande edificio, che attualmente è vuoto, l’edificio del Sacro Cuore, che è centrale nella città ed è di fronte all’ingresso di Porta Anfiteatro. Questa disponibilità è stata anche recentemente confermata dall’attuale arcivescovo Tommaso Caputo. La speranza nostra, che operiamo in queste cose, che qualcuno apra gli occhi, ci dia modo di trasformare questi 15 mila metri quadri inutilizzati in una realtà multipolare, che possa ospitare un museo degno di questo nome, ma che possa ospitare anche luoghi di incontro per chi, da ogni parte del mondo, viene a Pompei o per la visita agli scavi, o per una preghiera alla Vergine di Pompei che ha un culto internazionale.








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