2015-12-18 08:30:00

No dell'Europarlamento a utero in affitto: mina dignità donna


L’assemblea plenaria al Parlamento europeo boccia l’utero in affitto. Ieri è stato infatti recepito l'emendamento dell’eurodeputato popolare slovacco Miroslav Mikolasik all’interno del Rapporto annuale sui diritti umani. Il servizio di Massimiliano Menichetti:

Il testo votato “condanna la pratica della maternità surrogata, che mina - si legge al paragrafo 114 - la dignità umana della donna, visto che il suo corpo e le sue funzioni riproduttive sono usate come una merce; considera che la pratica della maternità surrogata, che implica lo sfruttamento riproduttivo e l’uso del corpo umano per profitti finanziari o di altro tipo, in particolare il caso delle donne vulnerabili nei Paesi in via di sviluppo, debba esser vietato e trattato come questione di urgenza negli strumenti per i diritti umani”. La decisione segna senza dubbio un punto fermo in materia, anche se il Rapporto nel suo insieme continua a contenere elementi negativi, come negli anni passati, ovvero la richiesta agli Stati membri di assicurare, nel quadro della pianificazione familiare, il “facile acceso all’aborto sicuro”; per persone dello stesso sesso "l’accesso a istituti legali possibilmente attraverso unioni registrate o matrimoni"; ed un ampio riferimento al concetto di “identità di genere”. "Finalmente una decisione che fa chiarezza e molto incoraggiante" commenta Paola Ricci Sindoni, presidente nazionale dell'associazione Scienza e Vita:

R. – L’utero in affitto non era che una forma, tra le più degradanti, di sfruttamento del corpo femminile; finalmente la donna in gravidanza non è più vista come prodotto tecnogeno, rendendola semplicemente – come viene detto – un sistema uterino di approvvigionamento. A parte questa rivoluzione linguistica per cui il bambino diventa un feto, l’utero in affitto in questa forma della maternità surrogata, questo significa recuperare una visione d’insieme della donna che non può e non dovrebbe mai più prestarsi a queste forme di sfruttamento.

D. – C’è il rimando nel trovare gli strumenti per i diritti umani: che cosa accadrà, in concreto?

R. – Ma io spero, intanto, come successo in alcuni Paesi – mi pare il Pakistan che era il più grande “produttore” di madri surrogate – dovrebbe recepire, l’Unione Europea, queste indicazioni legislative. Poi, rieducare anche le giovani generazioni al fatto che non è possibile indicare il desiderio di un figlio come l’assoluto, al fine poi di gestire operazioni che sono disumane.

D. – Questo paragrafo – il 114 – è collocato all’interno di un rapporto che ha anche, però, aspetti negativi. Ci sono richiami al facile accesso all’aborto sicuro, richiami all’accesso a istituti legali possibilmente attraverso unioni registrate o matrimoni per persone dello stesso sesso, un ampio riferimento al concetto in generale di identità di genere …

R. – Questa cosa del “no” all’utero in affitto è una crepa che si apre di fronte a questo mondo apparentemente compatto del “gender”, perché in fondo si va a colpire proprio uno dei capitoli più importanti, quello dell’idea che la donna sia soltanto un costrutto culturale e quindi la donna può essere vista anche semplicemente come un utero … E quindi questa crepa che si è aperta non è solo una critica alle tecnologie e allo strapotere della scienza, in ordine al fatto che si può trapiantare da un utero a un altro un embrione, ma anche che tutto il quadro complessivo del “gender” viene a essere messo in crisi, perché certi paradigmi anche teorici del “gender” cominciano ad essere decostruiti dall’interno.








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