2015-12-18 11:00:00

No alla sfiducia per il ministro Boschi. Il caso di Banca Marche


L'Aula della Camera ha respinto la mozione di sfiducia presentata dal M5S nei confronti del ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi. I voti a favore
sono stati 129 , 373 i contrari. Durante il dibattito il ministro ha denunciato una “campagna” contro la sua “famiglia e contro il governo”, negando ogni forma di conflitto d’interesse. E poi sul padre, già vicepresidente dell’istituto, ha detto: “Se ha sbagliato deve pagare”. Ma in allarme sono non solo i risparmiatori della banca toscana, ma anche i 43 mila di Banca Marche che hanno sottoscritto azioni e obbligazioni. Alessandro Guarasci ha intervistato uno di loro l’imprenditore Daniele Crognaletti:

R. – Concordo pienamente sul fatto che le azioni sono un investimento a rischio. Il problema qui non è sull’investimento a rischio, ma sul fatto che il rischio non era commisurato probabilmente, e uso il “probabilmente” perché poi solo la magistratura potrà dirlo, ai bilanci che ci venivano presentati. Cioè quando io sottoscrivo un’azione, so come sta andando l’azienda, l’attività; e in quel momento probabilmente l’attività non andava come ci veniva detto. Nell’ultimo aumento di capitale eravamo stati invitati a partecipare, e ci avevano detto che c’erano circa 300 o 400 milioni di euro di utile per la Banca in quell’anno; e in realtà poi sembra che non fosse così.

D. – In sostanza allora non solo in qualche modo è stata carpita la vostra buona fede, ma sono mancati anche i controlli…

R. – In realtà, e le parlo sempre per voci di corridoi perché nessuno di noi ha ovviamente le prove per dirlo e solo la magistratura potrà indagare, ci è giunta voce che i controlli ci sono stati, e sono stati anche abbastanza severi.  Ci è giunta voce che Banca Marche, che il Cda fosse stato invitato a riguardare bene i conti, perché questi non erano probabilmente come ci dicevamo. Però queste sono voci di corridoio, anche se non sono mai state smentite.

D. – A questo punto secondo lei come se ne esce da questa situazione? Chi deve intervenire e chi deve pagare?

R. – Secondo me deve intervenire assolutamente la giustizia. A mio avviso il governo ha fatto tutto quello che doveva fare. Leggevo proprio in questo momento su Facebook che ho subito delle contestazioni da parte di persone che mi dicono che difendo il governo. In realtà il governo a mio avviso ha fatto quello che doveva fare: si è trovato in una situazione nella quale non poteva fare altro, perché chi aveva il compito di amministrare la banca probabilmente non l’ha fatto nel migliore dei modi. E quindi il governo è dovuto intervenire.

D. – Ma lei non pensa che chi doveva controllare, dunque le Autorità superiori, come per esempio la Banca d’Italia, non dovevano in qualche modo verificare che Banca Marche comunicasse ai suoi azionisti il reale andamento dell’attività finanziaria?

R. –Voci di corridoio dicono che Banca d’Italia questo l’ha fatto, e anche con una lettera. Le stesse voci dicono che poi non è stato attuato quanto Banca d’Italia aveva invitato a fare.

D. – Quanto è importante il rapporto con il territorio per queste piccole banche? Anche per voi imprenditori locali quanto è importante conoscere il direttore della filiale oppure dell’agenzia?

R. - Per realtà come la mia azienda, che ha complessivamente circa 70 dipendenti, è fondamentale lavorare con una banca del territorio o perlomeno lavorare con dei rapporti di fiducia. Quando questi rapporti vengono a mancare, purtroppo, vengono a mancare dei pilastri fondamentali. Per fortuna il lavoro encomiabile che, a mio avviso, ha fatto il direttore generale Goffi in questo periodo è stato quello di pulire la Banca di quelle persone che probabilmente non si erano comportate nella maniera più corretta. Questo ci permetterà di credere nella nuova Banca: anche ieri su Facebook ho invitato le persone a non fuggire dalla Banca, perché se fuggiamo ci sono in ballo 2.700 posti di lavoro. E se questa banca perde totalmente di credibilità, cioè perde conti correnti e investimenti, ovviamente non avrà più potere commerciale sul territorio. Non avere potere commerciale significa non dare più liquidità, linee di credito alle aziende. E le aziende in questo momento hanno bisogno di linee di credito per lavorare e per essere competitive anche sui mercati internazionali.

D. – Che cosa succederà il 17 gennaio? Che cosa farete?

R. – Un pullman molto, molto pacifico per andare a chiedere spiegazioni a chi era al vertice e alla guida di Banca Marche, e che conosce tutti i dettagli di come è stata gestita questa società.

D. – Chi è questa persona?

R. – La persona è Bianconi, perché per noi è l’ex direttore generale di Banca Marche e quindi è colui che era a capo di tutto il Cda e che aveva il controllo della situazione. Poi nessuno gli imputa direttamente le colpe, perché sarà la magistratura a dirlo. Però sicuramente lui, essendo direttore generale, doveva essere a conoscenza di tutti i movimenti e delle situazioni della Banca.

D. – L’avete in qualche modo già contattato?

R. – Magari!

 








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