2015-12-17 11:36:00

A Roma, "Credo - un oratorio interreligioso"


L’Orchestra di Piazza Vittorio esegue questa sera al Teatro Olimpico di Roma nell'ambito della stagione dell’Accademia Filarmonica Romana, “Credo - Un oratorio interreligioso” nato dalla collaborazione con il sacerdote e poeta portoghese José Tolentino Mendonça, vice rettore dell’Università Cattolica di Lisbona e consultore del Pontificio Consiglio della Cultura, una fra le voci più autorevoli e note della cultura cattolica portoghese. Il servizio di Luca Pellegrini:

Si tratta di un vero viaggio musicale, ma segnato da un messaggio di fratellanza e di pace, testimoniato dalla compresenza sul palco di musicisti provenienti da ogni parte del mondo, uniti dalla musica al di là delle diverse fedi e diverse appartenenze politiche, sociali e culturali. Uno sguardo sereno e profondo, quello offerto dall'esecuzione del Credo dell'Orchestra di Piazza Vittorio, un complesso davvero multietnico, in sintonia anche con il Giubileo della Misericordia. Si passerà dalla musica araba al canto armonico, da Rossini a Britten al canto mistico sufi, dalla voce del griot - il cantastorie della tradizione africana - al fascino del timbro dell’oud – l’antico liuto del mondo arabo-islamico – che si fonde con il suono dell’organo e della kora, una sorta di arpa-liuto proveniente dall’Africa occidentale. Il testo accosta frasi celebri di Giordano Bruno ai versi del poeta portoghese Fernando Pessoa, di Giorgio Caproni, del filosofo e poeta musulmano andaluso del XIII secolo Ibn Arabi, di Zwi Kolitz ebreo lituano scampato alla Shoah e dello stesso don Tolentino Mendonça, che ne ha curato la selezione. E' Mario Tronco, direttore artistico e musicale dell’Orchestra di Piazza Vittorio, che spiega come è nato questo suggestivo progetto musicale:

R. – È un progetto che nasce da una richiesta esplicita dei musicisti dell’Orchestra di Piazza Vittorio, perché per molti musicisti d’orchestra la religione è un fatto importantissimo. Era tanto che mi chiedevano di fare qualcosa che desse il loro punto di vista sul concetto di credere. E quindi abbiamo chiamato un teologo portoghese, José Tolentino Mendonça, che ha scritto un testo ispirato a quello che poi noi avevamo voglia di raccontare. Noi avevamo voglia di scrivere una preghiera dedicata a chi crede in Dio e anche a chi, guardando il cielo o davanti a un disastro, spera che Dio esista.

D. – Da quali sentimenti è preso, secondo lei, l’ascoltatore?

R. – Posso adesso dirlo perché è un’esperienza vissuta in questa chiesa meravigliosa: la Iglesia de São Doimingos a Lisbona; il pubblico era commosso e questo mi ha stupito. Prima di portare una cosa davanti al pubblico, non si sa mai se è bene quello che è stato fatto. Poi si perde la proprietà di quella cosa, che diventa di tutti. Per cui l’attenzione, la partecipazione commossa del pubblico, mi hanno stupito.

D. - Non c'è un pericolo di sincretismo religioso?

R. – È molto sincera. Io ci ho messo tanto prima di decidere di fare questa cosa, perché avevo moltissimi dubbi. Ci ho messo un po’ di tempo, ma poi ho capito che l’atteggiamento doveva essere lo stesso che hanno i bambini. I bambini, come diceva Giordano Bruno, e come diciamo noi nell’oratorio attraverso le sue parole, hanno questa “magia naturale”, che crescendo perdono; e in quel momento iniziano a pregare. E il mio atteggiamento è stato un po’ infantile, disincantato e sincero…








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