2015-12-15 13:54:00

Terrorismo: dopo appello Usa, Arabia Saudita forma coalizione islamica


Lotta al terrorismo islamico :“I successi ci sono, ma occorre che tutti facciano di più e più velocemente”. A chiederlo è il presidente Usa Obama che si prepara ad inviare nell’area mediorientale il capo del Pentagono Carter, mentre il suo segretario di Stato, Kerry, è già oggi a Mosca. Ma è agli alleati sunniti, che Obama sembra rivolgersi, tanto che dopo qualche ora dal suo intervento ieri sera, l’Arabia Saudita ha annunciato la nascita di una “alleanza militare islamica”. 34 i Paesi che la compongono, ma manca l’Iran. Si può parlare di una effettiva risposta islamica al Califfato e con quali compiti? Gabriella Ceraso ne ha parlato con Tiberio Graziani presidente dell’Istituto di Alti studi in Geopolitica e Scienze ausiliari:

R. – Questa iniziativa di Riad è una iniziativa di tipo diplomatico, politico e militare. E questo perché l’Arabia Saudita così mantiene il proprio prestigio nei confronti delle altre nazioni islamiche e dà una risposta al suo alleato principale, che sono gli Stati Uniti.

D. – Potrebbe essere quella forza sul terreno che fino ad ora è mancata nel contrasto ai miliziani jihadisti?

R. – In potenza potrebbe essere. Sul terreno non sono presenti, se non in parte i curdi, esponenti di Paesi che fanno parte di queste coalizioni; essendo, però, guidata e formata dall’Arabia Saudita – che ha avuto negli ultimi periodi una posizione molto ambigua, per quanto riguarda il daesh, l’Is – ci fa pensare che molto probabilmente non sarà una coalizione che entrerà in campo o meglio entrerà in campo solo quando i maggiori Paesi che sono interessati a quell’area - vale a dire gli Stati Uniti e la Russia - troveranno una sinergia tale da poter sconfiggere l’Is.

D. – Siamo alla vigilia dell’inizio della missione del capo del Pentagono Carter nella regione mediorientale. C’è, invece, quella già realizzata di Kerry in Russia: l’America sta premendo per avvicinare la Russia, per farle cambiare i suoi piani in Siria?

R. – L’obiettivo è quello di premere, per quanto riguarda l’allentamento dei rapporti tra la Russia, la Federazione Russa e il presidente Assad. Tuttavia sarà molto difficile, perché per la Russia è molto importante il presidente Assad, che non può essere considerato come un ostacolo al terrorismo: così è stato più volte ribadito. C’è da dire, però, che il fatto che sia stato Kerry ad andare a Mosca, dopo gli incontri che ci sono stati recentemente a Roma per quanto riguarda il Medio Oriente e la Libia in particolare, è un fatto positivo e che va letto in una chiave chiaramente diplomatica. Per cui qualche passo avanti possiamo dire che si sta facendo.








All the contents on this site are copyrighted ©.