In Italia sono più di 6000 persone a perdere la vita per il contatto con l’amianto. Un’esposizione destinata a continuare perché in Italia ne è stata smaltita solo una minima parte. I dati sono stati presentati al Senato dall’Osservatorio Nazionale Amianto nel primo rapporto che quantifica i casi di mesotelioma. Il servizio di Veronica Di Benedetto Montaccini:
La polvere bianca continua ad uccidere in silenzio: ogni anno l’amianto provoca 1800 nuovi casi di malattie gravi. Ci sono ancora nel nostro Paese 40 milioni di tonnellate da smaltire, 34 milioni di matrice compatta e il resto in polveri, che non si trovano solo nelle grandi industrie o acciaierie, come spiega l’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Amianto:
“Ci sono 2400 scuole con amianto. E l'esposizione riguarda anche ospedali e strutture pubbliche, gli ambienti domestici sono pieni. Quindi si è fatto un uso ubiquitario dell’amianto e questo porta ad un’esposizione in settori che neanche ci si poteva immaginare”
Solo nelle scuole sono morte 63 persone. L’Inail calcola i casi di mesotelioma. Ma molte altre malattie sono provocate da questa fibra tossica, come i tumori ai polmoni o all’intestino. L’unico modo per ridurre i rischi è smantellare tutti i siti contaminati. Manca la volontà di alcune aziende afferma il deputato della Commissione ambiente Alberto Zolezzi:
“Basterebbe utilizzare i fondi euriopei esistenti per la costruzione di discariche sicure per distruggere l'amianto. E invece i prezzi sono regolati dalle ecomafie che fanno affari mantenendo alto il costo di smaltimento e fanno di tutto per lasciare le discariche incontrollate. Vogliono che l’amianto percorra milioni di kilometri perché camion carichi di fibre tossiche viaggiano ogni giorno tra le regioni e all’estero come rifiuti definiti speciali. Perchè? perchè i rifiuti speciali hanno un prezzo di trasporto altissimo”
La lotta all’amianto può partire dai cittadini: con il portale della Guardia Nazionale Amianto presentato insieme al Primo rapporto Mesioteliomi, è possibile segnalare malattie e luoghi da bonificare e creare così una mappatura virtuale dei siti tossici a livello nazionale. Mentre il processo Eternit è stato interrotto e si stanno facendo verifiche sull’inquinamento dell’acqua con le fibre di amianto in più regioni d'Italia, c’è chi si batte per la sicurezza dei lavoratori, come Carla Zorzetti, a cui l’amianto ha strappato il marito:
“Mio marito era un vigile del fuoco di squadra, quindi esposto a tutti i rischi tipici delle sostanze tossiche e nocive, tutto questo inconsapevolmente. E’ deceduto per un carcinoma polmonare scoperto troppo tardi perché mio marito dal momento dell’assunzione al momento del decesso non è mai stato chiamato a sottoporsi alle visite che invece sono obbligatorie per legge per chi lavora in ambiente con amianto. Vado avanti, non mi fermo finché non si farà giustizia. Combatto per mio marito e per tutte le persone uccise nel silenzio dall’amianto”
Nella migliore delle ipotesi, occorreranno 85 anni per eliminare l’amianto dalle nostre vite. Il rapporto dell’Osservatorio Nazionale Amianto è un richiamo per quelle industrie che lavorano a tutti i costi, soprattutto a costo della salute.
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