2015-12-14 13:45:00

Chiesa siro-cattolica: in Siria non guerre ma dialogo


La cronaca dalla Siria continua a riportare notizie di scontri armati, raid e rappresaglie. Sul terreno si confrontano l’esercito di Damasco, i miliziani dell’opposizione e i jihadisti del sedicente Stato Islamico. Della crisi siriana si è parlato in questi giorni per la presentazione dell’iniziativa, promossa tra gli altri dal Patriarcato di Antiochia dei Siri, per la realizzazione a Damasco di un ambulatorio gratuito per i profughi che numerosi giungono nella capitale. Della situazione nel Paese, Giancarlo La Vella ha parlato con mons. Mar Youhanna Jihad Battah, vescovo siro-cattolico di Beirut, che ha celebrato a Roma la messa di ringraziamento per gli aiuti ricevuti.

R. – La Siria ha bisogno di pace, che vengano aperti i canali diplomatici, perché in Siria c’è una mancanza di fiducia nel mondo. Pensano che tutto il mondo sia contro di loro, ma questo non è vero! Dobbiamo dire a questo popolo, che adesso tutto il mondo vuole risolvere i problemi in questa terra. Ci sono i bombardamenti, ma i problemi non si risolvono con la guerra – la violenza con la violenza – non serve la violenza, ma la pace, il perdono, il dialogo tra tutti quelli che sono in Siria. Non possiamo dialogare con i terroristi, ma dobbiamo sapere perché sono nati questi gruppi, e chi li ha aiutati a nascere.

D. – Gli ostacoli al dialogo in questo momento quali sono?

R. – Per cambiare ci vuole una filosofia, dei principi, un’idea, un progetto di Stato. Basta solo col distruggere, dividere: questo non è un progetto! Incominciamo a dare diritti al popolo palestinese, ad aprire un dialogo profondo e serio con l’islam, e a dire all’islam che noi crediamo in un solo Dio. Allora siamo fratelli, perché dobbiamo farci la guerra tra di noi? Possiamo collaborare. La guerra, se vogliamo, dobbiamo farla contro la povertà, contro la violenza… Noi abbiamo vissuto con loro in Siria, in Libano, in Egitto. In Europa c’è una cultura giudaico-cristiana, in Oriente - in Paesi come Siria, Libano, Egitto, Iraq, Giordania – c’è invece una cultura islamo-cristiana. Noi, uomini religiosi, dobbiamo mettere la morale nella politica: lo scopo è la tutela dell’uomo. Allora, se viene adottata una gestione sbagliata, come è stata la guerra contro l’Iraq, noi dobbiamo dire che siamo contro!

D. – Quale significato questo Anno Santo della Misericordia ha, in questo momento, in un Paese come la Siria?

R. – Noi abbiamo bisogno della Misericordia di Dio, e di capire che questa guerra è inutile. Dobbiamo fermare tutto: basta con le guerre! C’è bisogno di dialogo con tutti! La Siria è un Paese di cultura, e non un Paese del terrorismo. Dobbiamo dare valori umani a questa gente: accettarli, non schierarci contro la loro religione. Dobbiamo accettare la “debolezza” dei nostri fratelli. Loro possono vivere in pace, se noi li amiamo.








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