2015-12-14 18:22:00

Caporalato, solo un'azienda su 1000 ottiene il bollino etico


Tre mesi fa nasceva il bollino etico, una certificazione che dovrebbe garantire la legalità della filiera agricola, ma sono solo 207 le aziende che hanno aderito all’iniziativa. Ma il fenomeno del caporalato purtroppo avanza a livello europeo, soprattutto in Italia, Spagna e Romania, come sottolinea anche il progetto della commissione europea Agree (Agricultural job right to end workers exploitation) . Il servizio di Veronica Di Benedetto Montaccini:

Un fenomeno sommerso quello dei nuovi schiavi, dei lavoratori sfruttati tra le coltivazioni. Solo in Italia sono 400 mila i braccianti a cui vengono calpestati i diritti. Pagati 3 euro l’ora e costretti a chiamare padrone il datore di lavoro. A difendere i lavoratori per ora solo il decreto 603bis che però non protegge chi denuncia e non considera la figura dell’intermediario. Figura che esiste anche in Spagna, come spiega il sociologo Daniel Garrel:

“In Spagna il fenomeno si può riscontrare in Andalucia, in Castiglia, in alcune regioni della Catalunya e anche nelle isole Canarie. E in tutti questi luoghi, facendo delle ricerche, abbiamo potuto notare che tra chi fa da intermediario tra i lavoratori e i caporali, solo una piccola parte lo fa in modo disinteressato per aiutare degli stranieri appena arrivati in cerca di un'occupazione. Gli altri invece hanno trasformato questa intermediazione in una professione e lucrano sulle spalle dei lavoratori”

In Europa non sono solo gli uomini a subire il caporalato, è il caso della Romania dove si ritrovano ad essere schiave le categorie più vulnerabili. Florentina Enache, del sindacato Fratia:

“In Romania ci sono 60 mila lavoratori agricoli sfruttati provenienti da 100 paesi diversi. Ma la maggior parte di loro è di cittadinanza rumena. Quindi si tratta di un traffico interno di lavoratori, soprattutto donne e bambini. Ci ha sorpreso e indignato lo sfruttamento nei campi di bambini dai 7 ai 10 anni, che vengono praticamente venduti dalle famiglie più povere ai caporali”

Dietro lo sfruttamento lavorativo ci sono le agromafie, secondo la Coldiretti un business illegale di 15 miliardi di euro. Oltre che dai sindati, dalle amministrazioni e dalle associazioni locali, il contrasto a questo fenomeno può partire dai consumatori secondo Stefania Crogi, segretario generale della Flai Cgil:

“Tutto questo è un grande business e la criminalità organizzata c’è dentro fino al collo. Il consumatore dal canto suo dovrebbe cominciare a guardare se c’è una tracciabilità del prodotto. Può cominciare a guardare anche il prezzo di quel prodotto. Se c’è un prezzo troppo basso infatti, è difficile che provenga da una filiera legale. Dovrebbe iniziare a cercare quella che noi stiamo promuovendo, ovvero la certificazione etica, un bollino di qualità che indica che quel prodotto ha rispettato le leggi e i contratti”

Il bollino etico per le aziende era previsto dal decreto legge competitività del 2014 ma ad oggi solo 669 aziende hanno fatto domanda, e solo 207 hanno ottenuto la certificazione, ovvero una su mille. Un numero ancora troppo basso per tutelare la dignità dei lavoratori nei campi.








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