2015-12-13 09:00:00

Ballottaggio in Francia: duro scontro Valls-Le Pen


In Francia si vota questa domenica per i ballottaggi delle Regionali che hanno visto al primo turno l’ascesa del Fronte Nazionale di Marine Le Pen in 6 Regioni su 13. Il premier socialista Valls accusa la formazione di destra di fomentare divisione e scontro civile nel Paese. “Un modo violento di concludere la campagna elettorale”, replica la Le Pen. In questo clima conflittuale cresce in queste ore l'affluenza alle urne. Eugenio Bonanata ne ha parlato con Riccardo Brizzi, docente di storia contemporanea all’Università di Bologna:

R.  – È uno scambio che si ricolloca nella tradizione francese. Quando vengono individuati partiti, movimenti o personalità pericolose per il sistema, si ha una sorta di riflesso della cosiddetta “difesa repubblicana”, nella quale i partiti di governo - in questo caso il rappresentante del governo - cercano di delegittimare l’avversario, individuato come “anti-sistema” per portarlo al di fuori della legittimità repubblicana. È un fenomeno che in Francia torna ciclicamente, ma questa volta testimonia qualcosa di più attuale: il fatto cioè che nel contesto politico francese essenzialmente i partiti di governo, le coalizioni di centro-sinistra e di centro-destra – Hollande e Valls a sinistra, e Sarkozy e Juppé a destra – sollecitano un voto contro. Una sorta di argine contro l’avanzata del Front National che al primo turno è parsa evidente.

D. – A chi giova questo stato di cose?

R. – La situazione attuale è piuttosto difficile da decifrare. Il primo turno aveva visto una grande avanzata del Front National; ma se guardiamo tutti i sondaggi del secondo turno, questi ci dicono che i Socialisti, nonostante uno stato di salute malconcio, probabilmente vinceranno almeno in quattro Regioni. Il resto dovrebbe andare alla destra repubblicana di Sarkozy, salvo una Regione, l’Alsazia-Lorena che dovrebbe probabilmente cadere – storicamente – nelle mani del Front National per la prima volta. Alla luce di questi risultati, la retorica che si spargerà dopo il voto è quella della tenuta del sistema repubblicano francese, che è un sistema che perde acqua. Come abbiamo detto, è un sistema nel quale si vota contro l’avversario che viene ritenuto più lanciato elettoralmente – il Front National – ma soprattutto è un sistema che mostra come il doppio turno non possa più funzionare. Questo può funzionare in un sistema bipartitico, ma non in un sistema, come è quello francese, che è ormai nettamente tripartitico, tripolare. Il Front National è evidentemente il primo partito di Francia, ma, a seguito di alleanze contro natura tra la sinistra e la destra, non ottiene quel premio in termini di seggi, e in questo caso di Regioni, che i propri consensi meriterebbero. E il rischio è quello di alimentare poi un senso di disaffezione o di estraneità alla politica da parte di un’opinione pubblica francese che già lo ha mostrato in occasione del primo turno, andando a votare sotto il 50% degli aventi diritto.

D. – In che modo questa tornata prepara il campo alle presidenziali del 2017?

R. – L’intera vita politica francese è incentrata essenzialmente sulle presidenziali che sono la madre di tutte le campagne elettorali. E di conseguenza questo rappresenta una sorta di grande anticipazione del voto presidenziale. Tutti i sondaggi in Francia stanno elaborando dati per prevedere quale potrebbe essere l’esito della tornata presidenziale. Il dato che emerge è un dato che, fino sostanzialmente al mese scorso, vedeva Hollande escluso dal secondo turno: tutti i sondaggi davano primo partito Marine Le Pen e secondo il Centro-Destra con Hollande nettamente terzo. Questa era una sorta di riproposizione del 21 aprile 2002, quando a confrontarsi al secondo turno erano stati Le Pen, da un lato, e Chirac dall’altro. Il dato che cambia la situazione sono gli attentati del 13 novembre che hanno riportato Hollande con un credito di popolarità notevole, ma una popolarità “dopata” che rischia di sgonfiarsi nel corso del prossimo anno e mezzo. E di conseguenza la grande battaglia politica che attende Hollande è anzitutto la riduzione della disoccupazione nel corso del 2016. L’altro dato che attende Hollande per poter concorrere al secondo turno delle presidenziali è quello di emergere come un presidente autorevole. La normalizzazione, il presidente “normale", che lo aveva portato all’Eliseo nel 2012, non regge in un contesto in cui il presidente è assimilato ad una sorta di monarca repubblicano. Di conseguenza, Hollande deve ripresidenzializzare la propria figura per poter correre sicuramente contro Marine Le Pen, e probabilmente contro uno tra Alain Juppé e Nicolas Sarkozy.








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