2015-12-12 10:00:00

Elezioni Arabia Saudita: votano le donne per la prima volta


Il 12 dicembre 2015 è un giorno che in Arabia Saudita passerà alla storia: per la prima volta infatti si sono svolte le elezioni amministrative aperte alle donne sia come elettrici che come candidate. Le saudite che si presentano per ottenere un seggio nei 284 consigli municipali sono 900 su un totale di 7mila candidati. Le previsioni lasciano presagire una scarsa affluenza femminile per paura di ritorsioni in un Paese dove alla donna sono negate le libertà fondamentali e che viola sistematicamente i diritti umani dei suoi cittadini. Eppure è un passo importante per tutta la popolazione di questa ricca monarchia di stampo islamico. Cecilia Seppia ha raccolto il commento di Isabella Camera docente di storia e letteratura dei Paesi arabi alla Sapienza di Roma.

R. – Dell’apertura alle donne se ne parla già da moltissimi anni. C’è una grande aspettativa delle donne per questo passo che le porterebbe a far parte della vita politica del loro Paese per la prima volta.  A dire il vero questa loro volontà è stata sostenuta anche da molti uomini. Quindi, non immaginiamo che siano solo le donne a combattere per i diritti in Arabia Saudita, perché ci sono anche moltissimi uomini che hanno appoggiato queste loro richieste, anche uomini appartenenti alla famiglia reale. Io credo che questo cambiamento fosse in atto da anni, ma speriamo che domani sia reale e che le donne vadano in massa a votare. Penso, comunque, che ci andranno e che voteranno per altre donne.

D. – Sicuramente partono svantaggiate rispetto ai colleghi maschi. A loro, infatti, è stato vietato di tenere comizi, incontri elettorali… Però non si sono perse d’animo e hanno organizzato una campagna elettorale sui social network…

R. – Le donne hanno una grande possibilità di muoversi attraverso i vari social network. Ci sono club, ci sono sindacati particolari, non come i nostri. Si muovono quindi moltissimo e forse anche più degli uomini, proprio a causa di questi anni di isolamento e repressione. L'Arabia Saudita è forse l’unico Paese al mondo, dove le donne non possono neanche guidare la macchina. E questo ha grandi conseguenze per tutta la società saudita. Dunque vedo questo voto come una cosa positiva. Se le elezioni saranno corrette, come si spera, credo che ci sarà presto una rappresentanza femminile anche nelle amministrazioni regionali, provinciali… Poi questo potrebbe un giorno aprire le porte a qualche altra cosa. Finora, infatti, ricordiamoci che le donne potevano entrare nelle assemblee degli uomini e così via, ma assistendo in realtà da un palco molto alto; non facevano parte dell’assemblea vera e propria; oppure potevano alle volte far sentire la loro voce attraverso dei collegamenti in televisione, dei collegamenti interni non sulla TV di Stato. C’è un sistema, dunque, per noi lontano e difficile da capire, ma non credo che le donne siano così zitte e represse come noi le immaginiamo qui in Europa, assolutamente no. Ci sono testimonianze di molte donne - scrittrici, intellettuali, commediografe - con un grande senso di responsabilità, consapevoli che il cambiamento dell’Arabia Saudita passerà forse proprio attraverso le donne.

D. – C’è, quindi, un movimento di cambiamento, di riforma. L’Arabia Saudita però resta uno dei Paesi dove i diritti umani vengono costantemente violati. Pensiamo per esempio alla pena di morte; pensiamo anche a come viene oppressa, repressa la libertà di pensiero; all’attivista, il blogger ucciso recentemente, addirittura prima con decapitazione e poi crocifissione. A che punto stiamo, qual è lo stato dei fatti dal punto di vista dei diritti umani?

R. – Lo stato dei fatti, da quello che noi sentiamo e vediamo, dalle notizie che ci arrivano, è terribile. Noi non possiamo nemmeno immaginare cosa voglia dire vivere in uno Stato che viola in questo modo i diritti umani e le libertà fondamentali. Però qualcosa sta cambiando. Certo, lì bisognerà agire cambiando anche la mentalità della popolazione. C’è, poi un dato di fatto che va preso in considerazione: se una volta queste donne erano tutte illetterate, ed anche gli uomini - la maggior parte della popolazione era una popolazione che non aveva studiato – oggigiorno la maggior parte delle donne non solo ha frequentato l’università, ma ha il dottorato, conseguito all’estero. Quindi è gente che ha avuto la possibilità di vivere ad Oxford, a Harvard, a Parigi… E poi sono tornati nel loro Paese con un’altra visione. Che ci possano addirittura essere movimenti tipo quelli delle Primavere arabe, che possano portare alla fine della monarchia questo non lo so, perché non tutta la popolazione è già pronta per un cambiamento così radicale. 

D. – Uno Stato governato da una monarchia assoluta di stampo islamico che però gioca un ruolo importante nello scacchiere internazionale: pensiamo per esempio alla Siria, pensiamo allo Yemen. Questo Paese ha un ruolo di spicco quindi …

R. – Ma sì, soprattutto ricordiamoci che è uno dei Paesi più ricchi del mondo. Il petrolio lo rende protagonista in diversi modi. Già soltanto questo basta a giustificare, a capire che sia il Paese che muove le fila di tutta la regione mediorientale.








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