La Svizzera non fa abbastanza sul fronte degli aiuti umanitari in Medio Oriente e in Africa, di cui è “corresponsabile”. A denunciarlo sulle pagine del quotidiano “Schweiz am Sonntag” è mons. Markus Büchel, presidente della Conferenza episcopale Svizzera (Ces).
Il dovere di proteggere i rifugiati che
non scelgono di fuggire dal loro Paese
Il presule è rientrato da poco da una visita di cinque
giorni in Libano, insieme a Gottfried Locher, presidente della Federazione delle Chiese
protestanti svizzere (Feps), in cui ha incontrato rappresentanti delle comunità cristiane
locali e delle ong svizzere impegnate nell’aiuto ai rifugiati siriani. La delegazione
ha potuto constatare le difficili condizioni nei campi profughi del Paese dei Cedri
che accoglie 2 milioni di rifugiati, pari alla metà della popolazione libanese. Per
mons. Büchel, la Svizzera dovrebbe impegnarsi di più nella crisi della regione per
assicurare più protezione a queste persone e fare in modo che non debbano fuggire.
No alla riduzione degli aiuti umanitari
Il presule ha quindi puntato il dito contro le forze
politiche elvetiche che vorrebbero ridurre gli aiuti umanitari, perché, ha detto,
“siamo corresponsabili, con la nostra ricchezza, della miseria in Medio Oriente e
in Africa”. “Molti dimenticano – ha aggiunto - che i rifugiati che vengono in Svizzera
hanno perso la loro casa e il loro Paese. La grande maggioranza non viene volontariamente”.
Per questo – ha concluso - è importante affrontare il problema alla radice, invece
di “concentrare il dibattito politico sugli eventuali immigrati economici e le persone
pericolose”. Da ricordare che l’emergenza rifugiati è stato uno dei temi discussi
alla recente assemblea ordinaria dei vescovi svizzeri svoltasi dal 30 novembre al
2 dicembre Saint-Maurice. (L.Z.)
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