2015-12-11 13:35:00

Mons. Gallagher: la comunità internazionale aiuti i cristiani perseguitati


"La terribile situazione di tanti cristiani perseguitati esige la nostra solidarietà, ed esige pure un'azione politica da parte della comunità internazionale per cercare di rimediare". Così l'arcivescovo Paul Richard Gallagher, responsabile vaticano per i Rapporti con gli Stati, che oggi partecipa alla conferenza Med 2015, ha aperto ieri pomeriggio a Roma alla Pontificia Università Urbaniana, la sessione inaugurale del convegno “Sotto la spada di Cesare: la risposta cristiana alla persecuzione”, che nasce da un progetto di collaborazione tra due istituzioni universitarie internazionali, impegnate nell’analizzare le violazioni della libertà religiosa. Il servizio di Marina Tomarro:

Far sentire la vicinanza della Chiesa a quei cristiani che soffrono la persecuzione in Medio Oriente,  aiutandoli a non sentirsi abbandonati  nella loro situazione di dolore. E’ questo uno degli obiettivi dell’incontro ”Sotto la spada di Cesare”. L'arcivescovo Paul Richard Gallagher, responsabile vaticano per i rapporti con gli Stati:

R. – Questa situazione dei cristiani è terribile, evidentemente! Però è terribile anche la situazione di tante altre popolazioni del Medio Oriente. I cristiani partecipano, in modo particolare, alle sofferenze di queste popolazioni in questo mondo che è soggetto a conflitti, a bombardamenti, a persecuzioni. Una situazione che esige la nostra solidarietà e esige anche un’azione politica da parte della Comunità internazionale per cercare di rimediare. Bisogna lavorare in questo senso, cercando di portare soluzioni politiche in Siria, in Medio Oriente e che permettano anche di aiutare quei Paesi – come il Libano e la Giordania – che hanno il peso tremendo dei rifugiati in questo momento.

Ma portare aiuto ai cristiani non vuol dire ricorrere ad interventi armati. Ascoltiamo ancora l’arcivescovo Gallagher:

R. – Evidentemente la Santa Sede promuove il dialogo, promuove una soluzione diplomatica e politica. Crediamo che dobbiamo tentare il tutto per tutto in questo senso.

E anche l’attuale situazione in Libia, dove molti cristiani sono fuggiti desta forte preoccupazione; ascoltiamo ancora l’arcivescovo Gallagher che oggi partecipa anche alla conferenza Med 2016, dove si parla anche della crisi libica:

R. – Certamente la situazione in Libia ci preoccupa e non solo perché è così vicina all’Europa, ma anche perché – come sempre - la Santa Sede, e il Santo Padre in particolare, si preoccupa per la popolazione libica e delle sue sofferenze. La situazione dei cristiani è disastrosa, dopo la caduta di Gheddafi: sappiamo che la Chiesa in Libia ruotava tutta attorno alle comunità delle religiose ed evidentemente con la loro partenza, la  nostra comunità ha perso tutti i suoi punti di riferimento. La sua vita è molto minacciata

E uno dei Paesi dove i cristiani sono maggiormente perseguitati a causa della presenza delle milizie jihadiste del sedicente Stato Islamico è l’Iraq. Ascoltiamo la testimonianza di Louis Raphael I Sako Patriarca di Babilonia dei Caldei:

R. – E’ una situazione molto  brutta, molto critica: c’è sempre violenza un po’ dappertutto, c’è anarchia, non c’è un’autorità, non c’è ordine; il governo è debole… Il Paese è quasi diviso geograficamente. E dove non c’è unità, qual è il futuro? Questi gruppi terroristici distruggono tutto, la pietra e la vita, tutta la cultura: ciò che non è in accordo con la loro visione, è finito! Non c’è una azione seria per sconfiggere questa ideologia. Anche bombardare questi jihadisti non basta! Non è una soluzione! Ci vuole una azione internazionale per cacciare via l’Is. Poi, forse, dopo possiamo sconfiggere l’ideologia… Questa è responsabilità dei Paesi musulmani, con nuovi programmi di educazione religiosa, con una maggiore apertura e con una nuova cultura. Questo è un po’ difficile…

D. – Beatitudine, nel suo intervento, ha delineato anche dei punti urgenti per il suo Paese. Quali sono?

R. – Se c’è un futuro per tutti – per i cristiani e per i musulmani – è quello della cittadinanza: dunque la separazione della religione dallo Stato, perché la religione è una cosa personale e la politica è caratterizzata, invece, da interessi e questi cambiano… Se c’è un futuro per tutti è quello di un regime civile. Ma penso che sia molto difficile, perché non c’è volontà.

D. – Le Nazioni Unite che ruolo dovrebbero avere, secondo lei?

R. – Dovevano essere più seri e più forti e dovevano spingere questi Paesi a rispettare i diritti dell’uomo!








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