2015-12-11 13:40:00

Colloqui di pace in Siria: c'è intesa tra opposizioni ma senza Al Nusra


“Massima fermezza in Siria contro ogni forma di minaccia”. Così il Presidente russo Putin ai suoi militari rivendicando “un cambiamento qualitativo della situazione” sul terreno grazie ai successi dell’aviazione e della marina contro i jihadisti del sedicente Stato Islamico. Intanto buone notizie arrivano dall’Arabia Saudita. Alcuni gruppi dell’opposizione al regime di Assad hanno trovato un ‘intesa e si presenteranno unite ai colloqui previsti a gennaio con il governo di Damasco. Il valore di questo passo per il futuro del Paese, nell’analisi di Pietro Batacchi direttore della Rivista Italiana Difesa . L’intervista è di Gabriella Ceraso:

R. – Tutti i gruppi, che in qualche misura fanno capo a Turchia, Arabia Saudita e Qatar, hanno accettato l’impostazione del cessate-il-fuoco e del dialogo con il regime. Questo di fatto è un compromesso, perché fino ad ora gran parte dell’opposizione siriana non accettava neanche che Assad si presentasse ai colloqui di pace. Tutto bello? Direi di no, perché c’è un convitato di pietra che è al-Nusra.

D. – Quindi il personaggio principale non c’è?

R. – E soprattutto il personaggio militarmente, sul terreno, più forte, che ha consentito alla cosiddetta opposizione siriana di ottenere quei successi che sono stati ottenuti per tutto il 2015.

D. – Ci dobbiamo immaginare, dunque, un dialogo tra regimi e opposizioni così mancanti, ma anche con questa minaccia di indebolimento da parte del braccio ufficiale di al-Qaeda?

R. – A mio avviso, dobbiamo immaginarci uno schema che vede il regime trattare con una parte dell’opposizione. Allo stesso tempo, però, questi soggetti e il regime stesso dovranno confrontarsi non solo con Isis, con lo Stato Islamico, come è accaduto fino adesso, ma anche con la stessa al-Nusra. E questo porterà ad un’ulteriore complicazione della situazione sul terreno, a mio avviso, e soprattutto porterà un vantaggio allo stesso regime.

D. – Questo accordo, questa dichiarazione unitaria, faciliterà in qualche modo il processo diplomatico di Vienna o sono invece due cose indipendenti?

R. – Sono a mio avviso due cose indipendenti, nel senso che un elemento fondamentale per uscire fuori dal carnaio siriano è un accordo non tanto tra il regime e le opposizioni, quanto piuttosto tra i due soggetti esterni, che sono stati protagonisti di questa crisi, ovvero l’Arabia Saudita da un lato e l’Iran dall’altro. In questo senso uno schema potrebbe essere quello del Libano, che è stato di fatto negoziato nel 2008, durante l’ultima crisi nel Paese, e che ha consentito di arrivare ad un governo di unità nazionale, che tutto sommato tiene, sta tenendo e ha tenuto fino ad ora. Per la Siria si potrebbe immaginare uno scenario del genere, con una differenza di fondo, perché buona parte dell’opposizione siriana, anche non qaedista, è comunque di matrice apertamente radicale, islamista e jihadista. Su questo, quindi, è bene essere chiari, è bene non farsi troppe illusioni.

D. – E circa il terreno, nella dichiarazione finale di questi gruppi di opposizione ci sono delle richieste: stop alle condanne a morte, rilascio di prigionieri, fine anche di tutti gli assedi che sono nelle città controllate dagli antigovernativi e poi via libera ai convogli umanitari. Queste misure avranno un seguito? Chi dovrà risponderne?

R. – Guardi, se c’è un cessate-il-fuoco credo che queste misure di cui parlava potranno venire da sé. Il problema è chi poi va a garantirlo, perché comunque ci saranno sicuramente soggetti che non rispetteranno questo cessate-il-fuoco. E lì allora si può parlare, si può pensare, ipotizzare anche una missione di stabilizzazione che per forza di cose dovrà essere sotto l’egida dell’Onu e prevedere comunque una larga partecipazione di Paesi arabi, eventualmente anche dell’Iran e della Turchia.

D. – Perché questa intesa, anche se lei ha sottolineato manca al-Nusra, piace agli americani?

R. - Perché probabilmente potrebbe consentire di isolare al-Nusra. Io ritengo di no, perché in qualche misura potrebbe rafforzare il regime. Chiaramente ora non contribuisce a semplificare la situazione.








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