2015-12-09 14:00:00

Svizzera. Appello ecumenico per rispetto dei diritti umani


Ricorre domani, 10 dicembre, la Giornata internazionale dei diritti umani. Per l’occasione, la Conferenza episcopale svizzera, la Federazione delle Chiese protestanti e la Chiesa cattolica-cristiana elvetica lanciano un appello congiunto per ribadire “il legame tra la democrazia e i diritti umani”, poiché “constatano con preoccupazione che i diritti fondamentali sono sempre più soggetti ai capricci della volontà popolare”.

Forza di una comunità si misura sul benessere delle persone più deboli
Per questo, le tre Chiese svizzere pubblicano un breve documento informativo intitolato “Ricercate la giustizia!” (Is 1,17), che illustra gli aspetti fondamentali della democrazia: “la partecipazione democratica all’elaborazione delle leggi alle quali la popolazione è sottoposta” perché “la legittimità di uno Stato si basa sulla partecipazione attiva di tutti i cittadini”; “l’esigenza di giustizia per garantire uno Stato e delle leggi giuste”, poiché “la maggioranza, da sola, non è sufficiente” e “non difende, automaticamente, i diritti delle minoranze”. “Le decisioni della popolazione – infatti – devono rispondere alle esigenze di giustizia e di solidarietà”, così come afferma la Costituzione: “La forza di una comunità si misura sul benessere dei suoi membri più deboli”.

Esigenza di solidarietà nei confronti di tutti
E ancora: le Chiese svizzere richiamano “l’esigenza di solidarietà nei confronti di tutti coloro che risiedono nel Paese e l’accesso a dei Tribunali indipendenti, inclusi quelli per le istanze di ricorso”, perché “un ordinamento giuridico degno di fiducia offre sempre la possibilità di ricorrere ad un’istanza superiore e quindi di sottoporre il giudizio di un Tribunale a quello di un organismo di più alta istanza”.

Diritti umani, misura delle decisioni giudiziarie
“I diritti umani – affermano ancora i rappresentanti delle tre Chiese – devono essere la misura delle decisioni giudiziarie, comprese le istanze di ricorsi davanti alla Corte europea dei diritti umani, altrimenti restano lettera morta. Questa è la garanzia ultima della nostra libertà e della nostra sicurezza come cittadini, di uno Stato degno di fiducia”.

La politica non guardi agli interessi particolari
​Di qui, la sottolineatura del fatto che “ogni uomo ed ogni donna può far riferimento” a tali diritti, “quale che sia il suo status socio-economico, la sua cultura, la sua religione o la sua appartenenza etnica”. “Le Chiese insistono – conclude la nota – affinché questa conquista di civiltà non sia sacrificata agli obiettivi di una politica quotidiana che è spesso a breve termine e privilegia gli interessi particolari o nazionali”. (I.P.)








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