2015-12-07 20:07:00

Regionali Francia: successo della destra della Le Pen. I socialisti si ritirano


Polemiche e progetti in Francia in vista del ballottaggio per le regionali domenica prossima. A far discutere è la vittoria piena ottenuta al primo turno dal Front National partito di estrema destra guidato da Marine Le Pen, in testa in 6 regioni su 13 e la decisione dei candidati socialisti di ritirarsi dalla competizione. Il servizio di Gabriella Ceraso:

"E' la rivolta del popolo", così esulta Marine Le Pen dopo la vittoria, un segno che, aggiunge, i cittadini non sopportano più il disprezzo di una classe politica che difende solo i suoi interessi. Nelle prime dichiarazioni la leader ipotizza il taglio delle cooperazioni internazionali a livello regionale e una sorta di "patriottismo economico" a favore di impiego e aziende locali. Il frutto di una lunga ascesa, come dice la vincitrice, avviene a frontre della debolezza dei repubblicani e del crollo dei socialisti. Ed è qui la polemica. Domani alle 18.00 scade il termine per la presentazione delle liste per i ballottaggi di domenica dalle quali i candidati socialisti, tranne uno che si è ribellato, hanno ricevuto ordine dall'alto di ritirarsi, per far convogliare i voti al Fronte repubblicano in funzione anti estrema-destra. Intanto alla Le Pen e alla nipote Marion, arrivano esultanza e felicitazioni della Lega nord di Salvini e in sostanza anche di Fratelli d'Italia. Berlusconi chiede alla destra compattezza, mentre il premier Renzi alza la voce con l' Europa e su Twitter scrive: "Se l'Europa non cambia il suo corso ora, le istituzioni europee rischiano di diventare i migliori alleati di Marine Le Pen e di coloro che cercano di imitarla".  

Un risultato elettorale non inaspettato dopo gli attacchi di Parigi dello scorso 13 novembre, ma non è tutto qui, come spiega Riccardo Brizzi, docente di Storia contemporanea all’università di Bologna, al microfono di Michele Raviart:

 

R. – Le ragioni del successo non sono senz’altro riconducibili solo ai fatti di Parigi del 13 novembre; è un processo che parte da lontano, parte da una strategia innanzitutto di normalizzazione del Fronte Nazionale che con il cambio di leadership dal padre fondatore del partito, Jean-Marie Le Pen, alla figlia Marine, ha abbandonato il versante più oltranzista e anche di ispirazione più marcatamente neofascista del partito; normalizzazione significa rispettare due presupposti dello Stato francese, cioè la fede repubblicana e la laicità dello Stato. Soprattutto il tema della laicità viene strumentalizzato come un’arma contro l’immigrazione, contro il fondamentalismo islamico, eccetera. Senz’altro, dietro questa base solida i fatti di Parigi hanno contribuito a dare ulteriore vento in poppa a questo partito ma, ricordiamolo, questo è un trend più generale che coinvolge il continente europeo, e non soltanto la Francia.

D. – Abbiamo visto che i risultati più importanti sono arrivati nella regione di Calais e nella Provence Alpes-Côte d’Azur, regioni di frontiera. C’è un collegamento tra la paura dell’immigrazione e questi successi?

R. – C’è soprattutto il sovrapporsi tra due crisi, cioè la crisi migratoria da un lato e l’emergenza terroristica. La scoperta da parte degli investigatori che due degli attentatori di Parigi fossero filtrati attraverso la rotta balcanica mischiandosi alle correnti di immigrati, ha senz’altro alimentato questo spettro e attorno, appunto, al successo sia di Marine Le Pen sia della nipote Marion Le Pen c’è anche un fenomeno di personalizzazione della politica. Le due figure senz’altro più popolari, più televisive e più mediatiche del Movimento sono anche quelle che conquistano un consenso maggiore in termini di voti. E saranno senz’altro le due regioni che hanno più chances di essere conquistate al termine del secondo turno dal Front National, probabilmente insieme all’Alsazia.

D. – E sarebbe la prima volta che una regione venga governata dal Front National. Questo che ripercussioni avrebbe nella politica interna francese?

R. – In termini strettamente di prassi di governo e politici ha delle ripercussioni minori, nel senso che le regionali in Francia sono elezioni minori anche se c’è stato recentemente un accorpamento che ha sostanzialmente dimezzato il numero delle regioni e dunque si tratta di macro-regioni. Diciamo che posizionano il Front National in una posizione di grande favore in vista della madre di tutte le battaglie elettorali, che sono state sempre le elezioni presidenziali.

D. – Ci sono quindi delle possibilità, a questo punto, che la Le Pen possa vincere o per lo meno arrivare al ballottaggio?

R. – L’arrivo al ballottaggio della Le Pen è fatto più che probabile; la vittoria evidentemente dipende da tutta una serie di circostanze legate alla contingenza politica, legate alla capacità di alleanza tra i due partiti tradizionalmente di governo e in terzo luogo, alla capacità di recupero in termini di consenso di François Hollande. Ricordiamo però che questo recupero è un gran parte dopato dagli attentati di Parigi. Sul fronte della destra di governo, invece, c’è la candidatura probabile di Nicolas Sarkozy che rischia di essere un ritorno in pista un po’ dimezzato, appunto, dal rilancio – questa volta – del Front National che invece Sarkozy nel 2007 era riuscito sostanzialmente a contenere.

D. – Questo successo del Front National può fare da traino per formazioni simili nel resto d’Europa?

R. – Formazioni simili nel resto d’Europa sono assolutamente vitali e non è il Front National che può fare da traino. Consideriamo gli ultimi mesi: noi vediamo che ovunque in Europa, partiti di estrema destra stanno conquistando consensi e stanno conquistando posti di potere. Penso alla Danimarca, dove il blocco delle destre ha scalzato dal governo la coalizione di sinistra; penso alle recenti regionali austriache, dove in Alta Austria il partito fondato a suo tempo da Jörg Haider ha raddoppiato i consensi; e cito le recenti elezioni polacche, nelle quali ha trionfato la destra nazionalista e xenofoba che ha dato vita per la prima volta dal 1989 a un governo monocolore.

D. – Quale futuro, quindi, per il Progetto Europeo?

R. – L’Europa che è nata attorno a un progetto di abbattimento di muri torna, negli ultimi mesi, a essere un continente di muri e di confini. Circa metà dei Paesi dell’Unione Europea ha ripristinato controlli alle frontiere interne e a fine novembre un dato preoccupante è che anche la virtuosa Svezia, che storicamente è una superpotenza umanitaria, ha annunciato un drastico giro di vite sulla politica di asilo. Mi sembra evidente, alla luce delle elezioni francesi, il fatto che i cittadini europei si riscoprano sensibili ai richiami dell’anti-politica del populismo di destra, pur di non prendere coscienza del fatto che le tre crisi – cioè, la crisi migratoria, la crisi economica e la crisi terroristica – faranno parte della loro quotidianità ancora a lungo. Purtroppo.








All the contents on this site are copyrighted ©.