2015-12-07 13:40:00

Elezioni in Venezuela: vince opposizione, tramonta il chavismo


In Venezuela, per la prima volta dopo 17 anni, l’opposizione antichavista vince le elezioni parlamentari con 99 seggi su 167. L’attuale presidente Nicolas Maduro conserva il potere esecutivo e la direzione delle Forze Armate ancora per altri tre anni, ma dovrà convivere con la larga opposizione parlamentare del Mud, la Tavola dell’Unità Democratica. Una coalizione molto eterogenea di circa trenta partiti. Tra le cause della sconfitta del chavismo c’è soprattutto la forte crisi economica che ha colpito il Paese e la dilagante corruzione. Veronica Di Benedetto Montaccini ha intervistato Maria Rosaria Stabili, professoressa di Storia dell’America Latina all’Università degli Studi Roma Tre:

D. – Cosa hanno significato per il Venezuela 17 anni di chavismo? 

R. – Da un lato, con Chavez, c'era il sogno populista di una redistribuzione della ricchezza nel Paese per i ceti subalterni, per lo strato della popolazione più svantaggiata. Il programma di Chavez e poi di Maduro era infatti un programma che potremmo definire socialista. Gli strumenti con cui realizzarlo erano degli strumenti che poco avevano a che vedere con la democrazia.

D. – Quali sono i problemi che si sono andati a creare in Venezuela e che hanno portato al declino del chavismo?

R. – Innanzitutto, la gestione delle nazionalizzazioni fatta con poca lungimiranza, in un contesto in cui la costruzione di uno Stato sociale doveva fare i conti con una realtà internazionale in cui erano ancora in piedi le politiche neo-liberiste. Soprattutto, il limite più grosso è stata la visione assistenzialista e clientelare finalizzata a garantirsi il consenso.

D. – Uno dei motivi dell'impopolarità di Maduro è stata la limitazione della libertà di espressione. Ci sono state delle persecuzioni di chi era all'opposizione?

R. – Sì, moltissime. Ogni voce di dissenso è stata repressa, silenziata. Accompagnata anche da politiche corrotte e clientelari. Il cerchio vicino a Chavez, prima, e a Maduro poi, si è arricchito ed è andato ad occupare posti importanti e rilevanti senza avere le competenze per farlo.

D. – Come si delinea la convivenza tra un governo, che rimarrà chavista per altri tre anni, e un parlamento di opposizione?

R. – Non credo che ci siano possibilità di negoziazione e di mediazione.Formalmente, anche in Venezuela c’è la divisione dei poteri. Non scordiamoci che nella Repubblica presidenziale il capo delle Forze Armate è anche il capo dello Stato e il capo del governo. Il Venezuela si apre ad una nuova fase e sarà strategica la posizione dei militari. Per questo dall’opposizione è stato rivolto un appello alle Forze Armate. 

D. – Le elezioni non avranno ripercussioni solo sulla politica interna. C’è un effetto domino in tutta l'America Latina? È finita, secondo lei, l’era socialista dell’ ”Alleanza bolivariana contro le Americhe”?

R. – Sta cambiando aria, indubbiamente. Anche perché ormai le vecchie categorie di interpretazione della realtà politica latino-americana non ci aiutano a capire le dinamiche generali, più complesse. Ora non so se sta finendo l'epoca della rivoluzione bolivariana, ma possiamo affermare che si sta concludendo l’epoca dei populismi. La serie di problemi che si sono presentati in maniera molto acuta in Venezuela, è stata molto simile in Argentina, dove ha appena vinto il conservatore Mauricio Macri. La gente, forse, non ha più soltanto bisogno di redistribuzione del reddito. La dimensione economica è importante, ma forse oggi sono rilevanti anche il rispetto delle libertà civili e delle libertà politiche.








All the contents on this site are copyrighted ©.