2015-12-06 14:30:00

Un libro di Città Nuova sulle "relazioni che curano"


In occasione di un recente Convegno a Roma sul tema: “Le relazioni che curano”, è stato presentato il libro di Tamara Pastorelli: “L’estate di Agnese”, edito da Città Nuova. Il racconto ha per protagonista una bambina, Agnese, che viene affidata alla zia per permettere alla mamma di riprendersi dalla depressione  di cui soffre dopo la nascita del fratellino. Al centro della narrazione, corredata da un saggio di Chiara Gambino, psicoterapeuta e mediatrice familiare, adulti capaci di instaurare rapporti sani. Al microfono di Adriana Masotti sentiamo Tamara Pastorelli:

R. –  Sì, volevo raccontare questa possibilità che sempre si ha di rinascere, di guarire, di ricominciare. Ed è qualcosa che vale nel libro sia per Agnese che per la zia Caterina: entrambe infatti si ritrovano a dover cominciare daccapo nella loro vita.

D. – Nel racconto, ad un certo punto, si parla di una teoria fisica, quella dei vasi comunicanti: che cosa c’entrano?

R. – La zia ricorre ad una teoria, è un gioco che lei ed Agnese fanno, per dare speranza a questa bambina. La zia le dice, appunto, che il bene che lei fa, si trasferisce in qualche modo anche agli altri, come succede con l’acqua, con l’acqua che viene inserita all’interno di un vaso comunicante con un altro: alla fine l’acqua si distribuirà nei due vasi in maniera equa. La bambina impara così a capire che il bene che lei fa, si distribuisce in qualche modo, perché siamo tutti legati.

D. – Accanto alla narrazione c’è la parola dell’esperto - in questo caso di Chiara Gambino, una psicoterapeuta e mediatrice familiare - per dare dei suggerimenti agli adulti che hanno a che fare con i piccoli…

R. – Sì, questo piccolo saggio è importante, perché aiuta un po’ le persone che leggeranno il libro a rendersi conto di quanto certe relazioni anche marginali rispetto a quelle che sono le relazioni genitoriali – mi viene in mente uno zio, ma può essere un amico di famiglia, può essere un nonno… – alcune volte possano essere importanti per la crescita; quanto le relazioni sane possano curare certe ferite, spesso create anche involontariamente dai genitori stessi. Ne “L’estate di Agnese” saranno proprio delle persone completamente estranee alla vita di questa bambina a ridarle un po’ quell’ambiente, quella realtà familiare che a lei serviva per sentirsi al sicuro, per poter rimettersi in piedi e ricominciare a camminare.

D. – “L’estate di Agnese” fa parte di un progetto editoriale chiamato “Passaparola”, un progetto di Città Nuova. Di che cosa si tratta e a chi si rivolge?

R. – Si rivolge un po’ a tutti, perché in qualche modo tutti facciamo parte di una famiglia. Si tratta di libri caratterizzati da due parti – la prima parte è una narrazione, con un racconto lungo in genere, e la seconda è un saggio di uno psicoterapeuta, di un esperto – libri dedicati alla famiglia e alle problematiche che una famiglia si può trovare a dover fronteggiare nella propria storia: quindi l’anoressia di una figlia o le problematiche del fine vita, una malattia, problemi con i figli o anche un tradimento…

D. – Dicevamo le relazioni: anche al di là dell’ambito familiare ci rendiamo conto che oggi più che mai, di fronte a tanto odio, tanta violenza e solitudine, nonostante i mezzi di comunicazione si siano moltiplicati, quanto contino i rapporti umani…

R. – Sono fondamentali! Sono fondamentali per accompagnare la crescita dei bambini, ma sono fondamentali per tutti.

D. – Quindi anche a livelli più ampi, tra culture e religioni: il Gruppo di Città Nuova che si rifà al Movimento dei Focolari, lancia continuamente l’appello a creare ponti, legami, a non chiudersi di fronte all’altro…

D. – Sì, assolutamente. Perché l’altro non può spaventare. Spesso ci sono dei confini che mettiamo noi stessi nell’incontro con l’altro, confini che spesso sono anche parte della nostra formazione, del nostro modo di pensare. Però se facciamo questo sforzo di far cadere i confini, di far cadere i muri, ecco che ci troviamo di fronte ad una “meraviglia”, che è l’altro. Diceva Lévinas che l’altro è la persona che mi permette di incontrare Dio. Quindi, quella che abbiamo, è una bella possibilità!








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