2015-12-06 14:30:00

Papa Francesco accende dal Vaticano Presepe e Albero di Natale di Assisi


Sarà Papa Francesco ad accendere, oggi da Roma, l'albero di Natale e il Presepe nella piazza antistante la Basilica Inferiore di San Francesco di Assisi, entrambi dedicati ai migranti. Nella piazza è installata una barca di circa sette metri proveniente da Lampedusa che ha salvato nove tunisini e che rappresenta quanti tentano di attraversare il mare in cerca di un futuro migliore in Europa. Sul significato di questo Presepe ascoltiamo padre Enzo Fortunato, direttore della Sala Stampa del Sacro Convento di Assisi, al microfono di Sergio Centofanti:

R. – È un Presepe che ha un significato molto profondo, molto forte: una barca sequestrata agli scafisti che ha trasportato diversi migranti e profughi, nella quale sarà collocata la Natività. Il senso di tutto questo ce lo ha ribadito il custode, padre Mauro Gambetti: si tratta di superare la logica dei confini, per immaginarci in una logica di spazi aperti, dove regna la condivisione, non solo materiale, ma anche culturale e spirituale. Dopo la benedizione del Presepe da parte di mons. Georg Gänswein, con accanto il vescovo di Assisi, le istituzioni, ma soprattutto direi il tesoro della Chiesa - i poveri, trentuno migranti provenienti dal Camerun, dalla Siria, la Nigeria - saranno poi due testimonianze ad interloquire - direi quasi a dialogare – con il momento più atteso della serata, quando alle 18.25 Papa Francesco si collegherà in diretta dal Vaticano con la piazza di Assisi. Sarà un momento molto atteso, dove 100 bambini animeranno con le loro voci, la loro purezza, la loro semplicità, il momento dell’accensione dell’albero. E poi ci saranno le testimonianze di un camerunense e di un marinaio che ha salvato una bambina nata da appena tre giorni.

D. - Per voi che significato ha la presenza di Papa Francesco per questo evento?

R. - È un significato che sottolinea il profondo legame tra  San Francesco di Assisi e la Chiesa di Roma, tra San Francesco di Assisi e Papa Francesco. Vorrei quasi che immaginassimo spiritualmente che Papa Francesco sia in dialogo con San Francesco e viceversa. In fondo è come riproporre quell’immagine che già molti di noi hanno avuto modo di vedere: quando Papa Francesco si inginocchiò davanti a San Francesco e i suoi occhi lucidi dissero più di tante nostre povere parole.

D. – Un evento che si situa alla vigilia del Giubileo della Misericordia con San Francesco che voleva mandare tutti in Paradiso, alla Porziuncola…

R. – Sì, c’è una felice coincidenza quest’anno. Il Giubileo della Misericordia si innesta sul Giubileo – direi – della misericordia francescana, a sottolineare come davvero il Signore è provvidente, “cuce” la storia, al di là di quello che noi possiamo pensare e programmare. E quindi è come se San Francesco desse una mano a Papa Francesco, a ribadire con forza quanto oggi sia necessaria la misericordia. E non posso non ricordare le parole di San Francesco di Assisi ai suoi frati, alle persone che guardano a lui con attenzione, agli uomini di buona volontà, ma anche ai non credenti. C’era stato una specie di bisticcio tra alcuni frati; uno di questi frati va da San Francesco e gli chiede: “Ma come mi devo comportare? Cosa devo fare?”. E San Francesco risponde: “Vedi prima di tutto se lui ti chiede di essere perdonato e tu perdonalo. Se poi lui non ti chiede il perdono, sii tu stesso a dirgli se vuole essere perdonato. E se lui rifiuta questo perdono – ed ecco il terzo passaggio, che è quello direi più sorprendente e animato dal cuore di Dio – fai in modo che ogni volta che ti incontri e incroci il tuo sguardo, non vada via senza il tuo perdono”. È come se San Francesco ci dicesse: occhi di misericordia. E il Papa ha detto bene: “Il nome di Dio è misericordia”.








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