2015-12-05 13:12:00

Regionali in Francia: il Fronte Nazionale favorito


In Francia, attenzione puntata sul Fronte nazionale di Marine Le Pen. I sondaggi danno la formazione ancora in testa, sebbene con una lieve flessione, intorno al 30%. In leggero calo anche la destra di Nicolas Sarkozy, al 28%. I partiti di governo, invece, salgono dal 22 al 23%. Ma quanto influisce il clima post-attentati su questa tornata? Eugenio Bonanata lo ha chiesto a Massimo Nava, editorialista da Parigi per il Corriere della Sera:

R. – Sicuramente, il clima degli attentati e post-attentati ha favorito moltissimo il presidente Hollande, che per la verità già in tutto il suo mandato ha avuto più consensi in politica estera che sul fronte interno. Proprio alla vigilia delle elezioni, sono usciti altri dati disastrosi sull’occupazione e sulla crescita. Hollande è risalito nei sondaggi perché ha avuto una reazione forte e immediata nei confronti del Califfato, con i bombardieri che si sono subito levati, praticamente all’indomani dell’attentato. E questo ha fatto impennare il consenso. Dobbiamo però tener presente che si tratta di uno scrutinio regionale, dove non è in gioco la figura di Hollande ma i partiti politici e i leader locali degli stessi. E questo non ha certamente sollevato le sorti del Partito socialista e della sinistra in genere.

D. – Ma come è messa la sinistra?

R. – La sinistra intesa come Partito Socialista di governo e come sinistra in generale è alle prese con le sue divisioni interne. Non dimentichiamo che anche in questo momento di grande unità nazionale alcune frange, dai Verdi a una parte dei comunisti, hanno dissentito. Si è aperto anche un dibattito molto forte sulle misure di emergenza, con la solita lacerante questione “più sicurezza, meno libertà”. E lo abbiamo visto anche in concomitanza del Vertice sul clima, dove ci sono state contestazioni in piazza nonostante il fatto che le manifestazioni fossero proibite.

D. – Sarà davvero un’elezione storica per il Fronte nazionale?

R. – Sicuramente, Marine Le Pen è in ascesa anche perché c’è stata un’intelligente evoluzione del Fronte nazionale. Marine Le Pen ha estromesso suo padre, sempre più impresentabile, ha moderato, almeno a livello verbale, alcune tonalità rispetto alla questione degli immigrati, della xenofobia ecc. È sempre euroscettica, ma lo slogan non è più: “Usciamo dall’euro, usciamo dall’Europa” ma, un po’ come il nostro Salvini in Italia, c’è una forte accentuazione di un progetto di Europa diversa. Perché poi alla fine i conti si fanno con la realtà e non con le utopie…

D. – Comunque, bisogna aspettare il secondo turno…

R. – Bisogna aspettare il secondo turno, tenendo però presente che in genere le scelte degli elettori del primo spesso vengono confermate.

D. – Possiamo dire che si tratta di un test per le elezioni presidenziali del 2017?

R. – Diciamo che questa elezione rappresenta un po’ la definizione dei blocchi di partenza. E qui – chiaramente – chi si trova in maggiore difficoltà è proprio la destra repubblicana di Sarkozy. Sarkozy è riuscito ad avere di fatto il controllo del partito, ma non ha lo stesso consenso nell’opinione pubblica, che vedrebbe magari con più favore dei candidati più vincenti, in un certo senso: per esempio Alain Juppé, ex premier e ex ministro degli Esteri, che potrebbe oltretutto avere il consenso e l’appoggio di settori centristi, moderati, e persino di una parte della sinistra più riformista che è scontenta del Partito socialista attuale e della politica di Hollande. I repubblicani in questo momento sono in grande difficoltà, anche perché il loro elettorato è oggettivamente eroso dal Fronte nazionale di Marine Le Pen.








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