2015-12-02 08:00:00

COP21, i leader: Parigi ultima chiamata per il clima


Prosegue oggi a Parigi con i negoziati delle delegazioni di 195 paesi la Conferenza dell'Onu sui cambiamenti climatici Cop21. La Camera Usa intanto ha bocciato il regolamento voluto dalla Casa Bianca per tagliare le emissioni delle grandi industrie, ma il presidente Obama aveva già lanciato il veto e si dice ottimista sull’esito dei lavori. Dal presidente francese Hollande l’annuncio di un pacchetto da 8 miliardi di euro per investire nelle rinnovabili in Africa. Francesca Pierantozzi:

A Parigi dunque grande consenso per uno sforzo comune negli investimenti per le energie rinnovabili, disaccordi invece per i discorsi di Cina e India, che hanno chiesto di non fermare lo sviluppo industriale per contrastare i cambiamenti climatici. Veronica Di Benedetto Montaccini ha sentito Domenico Gaudioso, responsabile del Settore clima e ambiente Globale dell’Anpa, che si trova a Parigi per seguire la Conferenza:

R. – Obama ha detto che si può cambiare il futuro qui e adesso, siamo l'ultima generazione che può fare qualcosa per il clima.L’intervento degli Stati Uniti qui alla Conferenza è stato quasi inaspettato e il Presidente Obama sta svolgendo un ruolo decisivo anche attraverso i contatti informali che stanno avendo luogo qui fra i Capi di Stato di tutto il mondo.

D. – L’India e la Cina hanno chiesto di non fermare lo sviluppo industriale. Clima e innovazione sono in contraddizione secondo lei?

R. – Secondo me, no. Però questa percezione stenta ad affermarsi presso molti Paesi in via di sviluppo forse per ragioni legate alla difficoltà da parte di questi Paesi nell’accesso alle nuove tecnologie. Alcuni Paesi, anche la Cina in realtà, hanno chiaro il quadro del degrado ambientale che comincia a riguardarli e a toccarli in maniera molto netta. Per altri invece la percezione che qualcosa si deve fare si accompagna sempre con l’affermazione che comunque non sono i Paesi in via di sviluppo che hanno creato questa situazione e quindi non dovrebbero essere loro a risponderne in prima linea.

D. – Papa Francesco, sull'aereo di ritorno dal viaggio in Africa, ha detto che "il mondo è sull’orlo del suicidio e bisogna agire subito": è così?

R. – L’intervento del Papa è assolutamente fondamentale perché il prestigio morale di cui gode va ben oltre il mondo cattolico. Ci sono altrettante importanti prese di posizione che sono arrivate negli ultimi tempi dalle altre religioni, in particolare dal mondo islamico, attraverso una dichiarazione approvata nell’agosto scorso a Istanbul. Le occasioni che ci sono ora per intervenire ci darebbero la possibilità di fare qualcosa, magari di mettere in piedi un processo  non perfetto ma che possa essere aggiustato negli anni futuri e ricondotto verso le vere necessità del pianeta.

D. – La situazione in Italia: 84 mila morti premature per inquinamento, sono questi i dati dell'Agenzia ambientale comunitaria usciti oggi. Forse l'Italia non è proprio la prima della classe sulle strategie climatiche come l'ha descritta Renzi ieri? 

R. – Noi abbiamo fatto dei passi avanti sul clima e sull’energia in particolare, anche sulle fonti rinnovabili, quali pochi altri Paesi hanno fatto. Quindi questa cosa era doveroso ricordarla. Certo, a questa cosa si accompagnano alcuni problemi che rimangono per quanto riguarda l’inquinamento atmosferico, legati soprattutto alla conformazione anche orografica e metereologica della pianura padana. Ecco, lì, c’è molto da fare.

D. – Gli impegni assunti durante Cop21 sono rispettabili? Cosa dobbiamo aspettarci dall’accordo del 12 dicembre?

R. – Se si farà, non conterrà automaticamente il rispetto dei due gradi centigradi massimi perché si fermeranno quasi sicuramente a un livello che è stato valutato intorno ai 2,7 gradi centigradi. Non si tratta di impegni irrealizzabili ma di azioni che tutti possono vedere come contributo possibile del proprio Paese a questo sforzo comune.








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