2015-12-01 17:12:00

Africa, sr Tutolo: Ong rispondano con più aderenza a bisogni


"Io ho vissuto con la certezza nel cuore che lui sarebbe andato e con rammarico e gioia ho seguito questo viaggio, attaccata alla tv dall'Italia, dove mi trovo ancora qualche giorno per controlli medici, in procinto di tornare a Bangui". A parlare ai nostri microfoni è Suor Elvira Tutolo, delle Suore della Carità di Santa Giovanna Antida, in missione da quindici anni a Berberati, nella Repubblica Centrafricana. Un anno fa ebbe la possibilità di salutare il Papa in occasione di una Udienza in Vaticano. Francesco le confidò di avere un debole per questo Paese e le promise che ci si sarebbe recato. E così è stato.

"Mi è rimasto particolarmente impresso ciò che il Papa ha riferito parlando dell’ospedale che ha visitato a Bangui dove, è vero, arrivano bambini malnutriti che non hanno nemmeno il tubo per far passare l’ossigeno". E si lascia andare ai ricordi di quando a Berberati, durante la guerra, non c’era nemmeno la possibilità di fare una radiografia: "Dovevamo cercare, con la luce dei telefonini, di mettere le flebo". E racconta che una dozzina di ragazzi che abitano a Bangui, e che lei sperava potessero andare a vedere il Papa, sono riusciti a vederlo, almeno da lontano. "Questi ragazzi dal niente hanno una forza di volontà enorme di collaborare per aiutare a cambiare la situazione del Paese. Hanno sofferto troppo", spiega Elvira che nel 2001 ha avviato una esperienza di accoglienza di bambini di strada o accusati di stregoneria oppure in alternativa al carcere"Ora ce ne sono tanti che sono stati rilasciati dalle bande armate - racconta - e che non riusciamo purtroppo ad aiutare perché non abbiamo i mezzi. Le Ong internazionali hanno i loro programmi, devono distribuire il riso ma a noi non serve. 'Aiutateci in questa altra impresa', diciamo loro. Ma niente, la collaborazione con le agenzie internazionali non va". Lamenta che ci dovrebbe essere una risposta più aderente alle esigenze vere della gente. "E questo fa soffrire", aggiunge. "Eppure sono state accolte a condizioni che collaborino con le associazioni e le organizzazioni locali". "Avevamo un centro professionale agricolo, spero di poterlo riaprire. Abbiamo fatto domanda di assitenza all’Unicef forse una quarantina di volte. Nessuna risposta, solo una volta ci hanno assicurato un sostegno per sei mesi. Ho saputo di una bambina di 7 anni già 'affiliata' agli uomini armati da due anni. Ora, secondo i generali bambini come questa possono tornare nelle proprie case ma io mi chiedo dove è più la loro casa? Dove sono i loro genitori? Loro sono stati nelle bande armate perché volevano vendicare i genitori. Li hanno visti morire. Sono ragazzi traumatizzati. Storie terribili. Dobbiamo aiutarli – anche approfittando di questo anno speciale del Giubileo – accompagnandoli nel tempo, perché non è qualcosa che si fa in un giorno".

Con che stato d'animo guarda alle prossime elezioni in Centrafrica, da cui pure il Papa ha auspicato che la nazione trovi unità? "Non ci illudiamo - risponde suor Elvira - che ora con le elezioni mutino davvero le cose. Chi andrà a votare? Mi sembrano una burattinata queste votazioni. Ma dobbiamo andare, almeno per dire che siamo uno Stato". Dello stesso parere è il giornalista Massimo Alberizzi, direttore del magazine Africa-ExPress.info, basato a Nairobi e già inviato del Corriere della Sera: "Il Centrafrica è in totale caos e pensare di fare elezioni libere e democratiche mi pare quanto meno ipocrita. Vogliono far credere sul piano della propaganda che la normalizzaizone c’è ma dietro sono pilotati da interessi mondiali". Il Papa ha dichiarato che l'Africa è vittima, è un martire, sempre sfruttata dalle altre potenze: "E' così, la gente viene costretta a lavorare per pochi soldi mentre si arricchiscono le élites dominanti. Pensiamo per esempio che tra le materie prime di cui spesso ci si dimentica c’è il legname; i traffici di camion carichi di legname che escono dal Centrafrica continuano indisturbati ed è impossibile che chi è preposto al controllo non lo sappia". Francesco ha denunciato con parole chiare il male della corruzione... "Il Papa hcentrato molto bene l’attacco alla corruzione che è il cancro dell’Africa. Sono solo un po' scettico sul fatto che le audiences possano recepire, sono corrotte davvero fino all’osso". Ma è probabile che d'ora in poi di Africa si parlerà e si leggerà più frequentemente sui media? "Sono perplesso su questo aspetto. Meno male che il Papa è venuto in Africa, almeno abbiamo portato alla ribalta questo continente ma dubito che i giornali ne continueranno a parlare, perché è meglio tenere l’opinione pubblica assonnata sul fatto che per esempio è stato trovato il petrolio in qualche zona. E poi perché i media italiani sono molto concentrati sul gossip, sulla politica, sul provincialismo".








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