Intensa omelia di Papa Francesco durante la Messa nella Cattedrale di Bangui in occasione dell’apertura della Porta Santa in Centrafrica. Tanti gli applausi dei fedeli. Pubblichiamo di seguito il testo integrale:
Dio ha guidato i miei passi fino a voi
In questa Prima Domenica di Avvento, tempo liturgico
dell’attesa del Salvatore e simbolo della speranza cristiana, Dio ha guidato i miei
passi fino a voi, su questa terra, mentre la Chiesa universale si appresta ad inaugurare
l’Anno Giubilare della Misericordia che noi oggi, qui, abbiamo iniziato. E sono particolarmente
lieto che la mia visita pastorale coincida con l’apertura nel vostro Paese di questo
Anno Giubilare. A partire da questa Cattedrale, con il cuore ed il pensiero vorrei
raggiungere con affetto tutti i sacerdoti, i consacrati, gli operatori pastorali di
questo Paese, spiritualmente uniti a noi in questo momento. Attraverso di voi, vorrei
salutare anche tutti i Centrafricani, i malati, le persone anziane, i feriti dalla
vita. Alcuni di loro sono forse disperati e non hanno più nemmeno la forza di agire,
e aspettano solo un’elemosina, l’elemosina del pane, l’elemosina della giustizia,
l’elemosina di un gesto di attenzione e di bontà. E tutti noi aspettiamo la grazia,
l’elemosina della pace. Ma come gli apostoli
Pietro e Giovanni che salivano al tempio, e che non avevano né oro né argento da dare
al paralitico bisognoso, vengo ad offrire loro la forza e la potenza di Dio che guariscono
l’uomo, lo fanno rialzare e lo rendono capace di cominciare una nuova vita, “passando all’altra riva”
(cfr Lc
8,22).
Liberi da concezioni del sangue che dividono
Gesù non ci manda soli all’altra riva, ma ci invita
piuttosto a compiere la traversata insieme a Lui, rispondendo, ciascuno, a una vocazione
specifica. Dobbiamo perciò essere consapevoli che questo passaggio all’altra riva
non si può fare se non con Lui, liberandoci dalle concezioni della famiglia e del
sangue che dividono, per costruire una Chiesa-Famiglia di Dio, aperta a tutti, che
si prende cura di coloro che hanno più bisogno. Ciò suppone la prossimità ai nostri
fratelli e sorelle, ciò implica uno spirito di comunione. Non è prima di tutto una
questione di mezzi finanziari; basta in realtà condividere la vita del popolo di Dio,
rendendo ragione della speranza che è in noi (cfr 1
Pt 3,15), essendo testimoni dell’infinita misericordia
di Dio che, come sottolinea il Salmo responsoriale di questa domenica, «è buono [e]
indica ai peccatori la via giusta» (Sal 24,8).
Perdonare, amare i nemici, no alla vendetta
Gesù ci insegna che il Padre celeste «fa sorgere il
suo sole sui cattivi e sui buoni» (Mt 5,45). Dopo aver fatto noi stessi l’esperienza del perdono,
dobbiamo perdonare. Ecco la nostra vocazione fondamentale: «Voi, dunque, siate perfetti
come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5,48). Una delle esigenze essenziali di questa vocazione
alla perfezione è l’amore per i nemici, che premunisce contro la tentazione della
vendetta e contro la spirale delle rappresaglie senza fine. Gesù ha tenuto ad insistere
su questo aspetto particolare della testimonianza cristiana (cfr Mt 5,46-47). Gli operatori di evangelizzazione
devono dunque essere prima di tutto artigiani del perdono, specialisti della riconciliazione,
esperti della misericordia. E’ così che possiamo aiutare i nostri fratelli e sorelle
a “passare all’altra riva”, rivelando loro il segreto della nostra forza, della nostra
speranza, della nostra gioia che hanno la loro sorgente in Dio, perché sono fondate
sulla certezza che Egli sta nella barca con noi. Come ha fatto con gli apostoli al
momento della moltiplicazione dei pani, è a noi che il Signore affida i suoi doni
affinché andiamo a distribuirli dappertutto, proclamando la sua parola che assicura:
«Ecco verranno giorni nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla
casa d’Israele e alla casa di Giuda» (Ger 33,14).
Artigiani di una pace fondata sulla giustizia
Nei testi liturgici di questa domenica, possiamo scoprire
alcune caratteristiche di questa salvezza di Dio annunciata, che si presentano come
altrettanti punti di riferimento per guidarci nella nostra missione. Anzitutto, la
felicità promessa da Dio è annunciata in termini di giustizia. L’Avvento è il tempo
per preparare i nostri cuori al fine di poter accogliere il Salvatore, cioè il solo
Giusto e il solo Giudice capace di riservare a ciascuno la sorte che merita. Qui come
altrove, tanti uomini e donne hanno sete di rispetto, di giustizia, di equità, senza
vedere all’orizzonte dei segni positivi. A costoro, Egli viene a fare dono della sua
giustizia (cfr Ger 33,15). Viene a fecondare le nostre storie personali e collettive, le nostre
speranze deluse e i nostri sterili auspici. E ci manda ad annunciare, soprattutto
a coloro che sono oppressi dai potenti di questo mondo, come pure a quanti sono piegati
sotto il peso dei loro peccati: «Giuda sarà salvato e Gerusalemme vivrà tranquilla,
e sarà chiamata: Signore-nostra -giustizia» (Ger 33,16). Sì, Dio è Giustizia! Ecco perché noi, cristiani,
siamo chiamati ad essere nel mondo gli artigiani di una pace fondata sulla giustizia.
I cristiani diano testimoniaza che Dio è amore
La salvezza di Dio attesa ha ugualmente il sapore
dell’amore. Infatti, preparandoci al mistero del Natale, noi facciamo nuovamente nostro
il cammino del popolo di Dio per accogliere il Figlio venuto a rivelarci che Dio non
è soltanto Giustizia ma è anche e innanzitutto Amore (cfr 1 Gv 4,8). Dovunque, anche e soprattutto
là dove regnano la violenza, l’odio, l’ingiustizia e la persecuzione, i cristiani
sono chiamati a dare testimonianza di questo Dio che è Amore. Incoraggiando i sacerdoti,
le persone consacrate e i laici che, in questo Paese, vivono talvolta fino all’eroismo
le virtù cristiane, io riconosco che la distanza che ci separa dall’ideale così esigente
della testimonianza cristiana è a volte grande. Ecco perché faccio mie sotto forma
di preghiera quelle parole di san Paolo: «Fratelli, il Signore vi faccia crescere
e sovrabbondare nell’amore fra voi e verso tutti» (1 Ts 3,12). A questo riguardo, la testimonianza
dei pagani sui cristiani della Chiesa primitiva deve rimanere presente al nostro orizzonte
come un faro: «Vedete come si amano, si amano veramente» (Tertulliano, Apologetico, 39, 7).
La potenza dell'amore non arretra davanti a nulla
Infine, la salvezza di Dio annunciata riveste il carattere
di una potenza invincibile che avrà la meglio su tutto. Infatti, dopo aver annunciato
ai suoi discepoli i segni terribili che precederanno la sua venuta, Gesù conclude:
«Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché
la vostra liberazione è vicina» (Lc 21,28). E se san Paolo parla di un amore “che cresce e
sovrabbonda”, è perché la testimonianza cristiana deve riflettere questa forza irresistibile
di cui si tratta nel Vangelo. E’ dunque anche in mezzo a sconvolgimenti inauditi che
Gesù vuole mostrare la sua grande potenza, la sua gloria incomparabile (cfr Lc 21,27) e la potenza
dell’amore che non arretra davanti a nulla, né davanti ai cieli sconvolti, né davanti
alla terra in fiamme, né davanti al mare infuriato. Dio è più potente e più forte
di tutto. Questa convinzione dà al credente serenità, coraggio e la forza di perseverare
nel bene di fronte alle peggiori avversità. Anche quando le forze del male si scatenano,
i cristiani devono rispondere all’appello, a testa alta, pronti a resistere in questa
battaglia in cui Dio avrà l’ultima parola. E questa parola sarà d’amore e di pace!
Deponete le armi, armatevi della giustizia
A tutti quelli che usano ingiustamente le armi di
questo mondo, io lancio un appello: deponete questi strumenti di morte; armatevi piuttosto
della giustizia, dell’amore e della misericordia, autentiche garanzie di pace. Discepoli
di Cristo, sacerdoti, religiosi, religiose o laici impegnati in questo Paese dal nome
così suggestivo, situato nel cuore dell’Africa e che è chiamato a scoprire il Signore
come vero Centro di tutto ciò che è buono, la vostra vocazione è di incarnare il cuore
di Dio in mezzo ai vostri concittadini. Voglia il Signore renderci tutti «saldi …
e irreprensibili nella santità, davanti a Dio e Padre nostro, alla venuta del Signore
nostro Gesù con tutti i suoi santi» (1 Ts 3,13). Riconciliazione, perdono, amore e pace! Amen.
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