2015-11-29 06:06:00

Burkina Faso: prime elezioni presidenziali libere del ‘dopo-Compaoré’


Oggi il Burkina Faso al voto per le prime elezioni presidenziali, dopo 27 anni di permanenza alla presidenza di Blaise Compaoré, deposto il 31 ottobre del 2014 sotto la pressione di una rivolta popolare. Sono 14 i candidati in lizza, sette dei quali occupavano differenti ruoli all’interno del vecchio regime. Sul posto le missioni degli osservatori dell’Unione Europea e della Cedeao, la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale. Ma si può parlare davvero delle prime elezioni libere nel Paese africano? Marco Guerra lo ha chiesto a Padre Efrem Tresoldi direttore della rivista comboniana, Nigrizia:

R. – Questa volta, per il Burkina Faso, è una vittoria morale e politica: quella cioè di poter partecipare domenica prossima alle prime vere elezioni libere nel Paese, che è indipendente da 65 anni. Non dimentichiamo che in questi 65 anni il Paese ha subito ben 7 colpi di Stato e quindi questa volta con tantissima fatica e tanto sacrificio è finalmente arrivato a questa svolta storica. C’è stato un tentativo di un ottavo colpo di Stato, che è avvenuto nel settembre scorso: sembrava che questo potesse veramente pregiudicare questo cammino di transizione avviato lo scorso anno, dopo la caccia di Compaoré, che aveva dominato la scena politica per 27 anni e che intendeva ricandidarsi… La popolazione si è ribellata e lo hanno costretto a fuggire. Ora la vecchia guardia, i suoi luogotenenti appunto, hanno cercato di nuovo di invertire la rotta e di impedire questo cammino democratico. Ma questo tentativo è fallito grazie a due elementi importanti: anzitutto la reazione della gente che non ha accettato e che ha voluto a tutti i costi reagire; il secondo elemento è stato, invece, l’intervento tempestivo e anche deciso da parte dell’Unione Africana, che ha definito i golpisti “terroristi”.

D.  – Quali sono i principali contendenti alla poltrona presidenziale? Qual è il quadro politico che si presenta a queste elezioni?

R. – Al di là di questa nota positiva per celebrare questa svolta storica delle prime elezioni libere, non possiamo certo essere ingenui, nel senso che fra i candidati alle presidenziali di domenica ci sono nomi molto noti, come Marc Kaboré, Zephirin Diabré : tutti personaggi che sono conosciuti perché facevano parte di quello che era il “sistema Compaoré”, che ha dominato la scena per quasi 30 anni. Quindi non possiamo aspettarci un cambiamento radicale dall’oggi al domani.

D. – Il 31 ottobre del 2014 veniva deposto, dopo 27 anni, Compaoré. Il Paese - il Burkina Faso - dopo un anno di transizione, come si trova? C’è stata una pacificazione?

R. – Tensioni sociali ci sono ancora, anche se al momento sembra prevalere questa ondata di ottimisti, di entusiasmo, che senz’altro gli oltre 5 milioni di persone che andranno a votare sperimentano. Quindi, forse, le tensioni al momento sono un po’ accantonate. Credo che questo anno di transizione abbia veramente costruito le basi per un cammino di pace e di riconciliazione. Sarà ora da vedere chi sarà eletto e non solo il Presidente, ma anche quali saranno i 127 membri dell’Assemblea nazionale. E’ giusto sapere quale sarà la composizione di questa nuova Assemblea nazionale e del nuovo governo, che possa rappresentare elementi nuovi che non siano soltanto legati al passato.

D. – Quali sono le principali sfide che attendono il nuovo capo di Stato?

R. – Anzitutto di rilanciare l’economia, che è una economia piuttosto stagnante; ma anche l’educazione, che è importantissima, visto il tasso molto elevato di analfabeti che ci sono ancora nel Paese;  la riconciliazione del Paese ed una vera lotta contro la corruzione e decisamente un impegno per trovare delle nuove occupazioni e posti di lavoro a questa popolazione che è giovanissima, come tante altre popolazioni africane.








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