Siate forti, affidatevi a Gesù e così trasformerete il male in bene. E’ l’esortazione che Francesco ha rivolto ai giovani ugandesi che lo hanno accolto con straordinario entusiasmo all’ex aeroporto di Kololo, a Kampala. Un incontro di grande intensità emotiva sia per i giovani che per il Papa. Dopo aver ascoltato due toccanti testimonianze di ragazzi ugandesi, il Pontefice ha preferito mettere da parte il testo preparato per l’incontro e parlare a braccio, fino a dialogare con i giovani presenti sul tema della sofferenza che viene trasformata in speranza dalla fede in Gesù. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Una ragazza malata di Aids fin dalla nascita, un giovane rapito dai miliziani dell’Esercito di liberazione del signore per arruolarlo come bambino soldato. Sono le testimonianze toccanti, commoventi che hanno preceduto il discorso tutto a braccio di Papa Francesco. Due ragazzi, Winnie ed Emmanuel, che nella sofferenza hanno trovato la forza di guardare avanti, di “non mollare”, e così costruire un futuro di speranza:
“Young people living with HIV…
I giovani malati di Aids – ha detto Winnie – hanno bisogno di amore e sostegno, non
di pietà e rifiuto”. “Rimaniamo forti nella fede – gli ha fatto eco Emmanuel – per
superare le tentazioni e le sfide della nostra vita”. E proprio da queste testimonianze
ha mosso la riflessione Papa Francesco, sensibilmente toccato da quanto aveva ascoltato.
Gesù trasforma le pareti in orizzonti
“Un’esperienza negativa – si è innanzitutto domandato – può servire a qualcosa nella
vita?”. Tanto “Emmanuel quanto Winnie – ha affermato – hanno vissuto esperienze negative
nella loro vita”, ma Gesù ha fatto capire loro che “nella vita si può fare un grande
miracolo: trasformare una parete in un orizzonte, un orizzonte che mi apra al futuro”.
Davanti a una esperienza negativa, ha ripreso, “c’è sempre la possibilità di aprire
un orizzonte, di aprirlo con la forza di Gesù”, come ha fatto Winnie.
“Y esto no es magia, esto es obra de Jesús...
E questa non è una magia: questa è opera di Gesù! Perché Gesù è il Signore. Gesù può
tutto. E Gesù ha sofferto la esperienza più negativa della storia: è stato insultato,
è stato scacciato ed è stato assassinato. Ma Gesù, con il potere di Dio, è Risorto.
Egli può fare in ognuno di noi lo stesso, con ogni esperienza negativa. Perché Gesù
è il Signore”.
Giovani dell’Uganda, trasformate l’odio in amore
Francesco ha quindi rivolto il pensiero a Emmanuel, alla sua sofferenza “quando vedeva
che i suoi compagni venivano torturati, quando vedeva che i suoi compagni venivano
assassinati”. Ma Emmanuel, ha detto, “è stato coraggioso”, ha corso “il rischio, ebbe
fiducia in Gesù e fuggì” ed oggi è qui:
“Nuestra vida es como una semilla: para vivir hay que morir...
La nostra vita è come un seme: per vivere occorre morire. E a volte morire fisicamente,
come è successo ai compagni di Emmanuel. Morire come sono morti Carlo Lwanga e i martiri
dell’Uganda. Ma attraverso questa morte c’è una vita, una vita per tutti. Se io trasformo
il negativo in positivo, sono un trionfatore. Però, questo si può fare solamente con
la grazia di Gesù”.
Il Papa ha dunque dialogato con i giovani, chiedendo innanzitutto se siano “disposti a trasformare nella vita tutte le cose negative in cose positive”, a “trasformare l’odio in amore”, “trasformare la guerra in pace”. Voi, ha detto ancora, “dovete essere coscienti che siete un popolo di martiri. Nelle vostre vene scorre il sangue dei martiri! E per questo avete la fede e la vita”. Una fede e una “vita così bella, che si chiama la perla dell’Africa’”. Gesù, ha detto ancora, “può cambiarti la vita. Gesù può tirare giù tutti i muri che hai davanti a te. Gesù può far sì che la tua vita sia un servizio per gli altri”. E questo, ha commentato con una battuta, non perché abbia “una bacchetta magica”.
Superare le difficoltà, trasformare il negativo e pregare
Francesco ha così invitato i giovani a chiedere aiuto al Signore attraverso la preghiera:
“Non smettete mai di pregare – ha esortato – la preghiera è l’arma più forte che ha
un giovane”. E ancora, ha invitato i giovani ugandesi ad “aprire la porta” del cuore
e “lasciarlo entrare” perché “quando Gesù entra nella nostra vita ci aiuta a combattere”,
contro tutti i problemi della vita. Quindi, ha sottolineato che siamo nella Chiesa
e nella Chiesa tutti hanno una Madre, che è Maria e bisogna pregarla:
“Las tres cosas: superar las dificultades. Segundo: transformar lo negativo...
Tre cose: la prima, superare le difficoltà; la seconda, trasformare il negativo in
positivo; la terza, la preghiera, la preghiera a Gesù che può tutto. Gesù, che entra
nel nostro cuore e che cambia la vita. Gesù, che è venuto per salvarmi e che ha dato
la sua vita per me. Pregare Gesù, perché Lui è l’unico Signore. E siccome nella Chiesa
non siamo orfani e abbiamo una Madre, pregare la Madre nostra”.
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