2015-11-28 13:00:00

Centrafrica: musulmani mobilitati per accogliere Papa Francesco


Uno dei momenti forti del viaggio del Papa in Centrafrica, sarà l’incontro con i musulmani nella Moschea centrale di Bangui, in programma lunedì mattina 30 novembre. Ma qual è la realtà della componente islamica di Bangui?  La nostra inviata Romilda Ferrauto ha raccolto la testimonianza di Ali Abakar, insegnante musulmano e coordinatore della piattaforma interreligiosa dei giovani centrafricani:

R. – Je réside au PK5: c’est la localité ou les musulmans de la ville de Bangui …
Vivo nel quartiere « PK5 », il quartiere nel quale vive la maggioranza dei musulmani di Bangui. Sono stati avviati diversi programmi per preparare l’arrivo del Papa, per quanto riguarda la Moschea centrale. I musulmani si sono mobilitati in massa: le organizzazioni musulmane del terzo distretto si sono costituite in commissione per preparare l’arrivo del Papa e le attività si svolgono sotto la presidenza dell’imam della Moschea centrale.

D. – Lei spera che la visita del Papa possa favorire una riconciliazione tra cristiani e musulmani?

R. - La réconciliation entre chrétiens et musulmans est obligatoire, parce-que avant tout ça …
La riconciliazione tra cristiani e musulmani è d’obbligo, perché prima delle violenze cristiani e musulmani vivevano insieme! E’ la politica che ha tentato di volgere la situazione a proprio favore, orientando gli scontri verso un conflitto religioso.

D. – Lei mi dice che la maggioranza dei musulmani è contenta della visita del Papa. Ma non ci sono forse anche frange estremiste, ostili a questa visita e che potrebbero manifestarsi, nei prossimi giorni?

R. – Le terme “extrémiste”, pour la communauté ici, ne me parait pas très, très justificatif. …
Il termine "estremista", applicato alla comunità locale, non mi sembra poi molto, molto indicato. Io ho vissuto di persona tutto quello che è successo, dall’inizio degli scontri fino a oggi: l’aggressione alla comunità ha indotto la comunità a proteggersi con il poco che ha e nel poco spazio a sua disposizione per seguire le proprie attività e la propria religione in libertà, nel terzo distretto.

D. – Sì, questo può essere vero per la popolazione che vive nel PK5; ma ci sono stati e ci sono ancora gruppi armati a maggioranza musulmana …

R. – Avec le programme mis en place pour la sortie de crise actuellement, ces groupes armés on les a …
Con il programma istituito per gestire la crisi, questi gruppi armati sono stati allontanati e si sono dislocati in prefetture ben note al fine di garantire la sicurezza della popolazione civile, protetta dalle forze internazionali.

D. – Perché, allora, ci sono stati timori, a livello di sicurezza, per quanto riguarda la visita di Papa Francesco alla Moschea centrale?

R. – Bon. Vous savez, le pays vient de traverser un conflit et, en vie encore ce conflit, il y a des gens …
Bene. Come lei sa, nel Paese c’è stato un conflitto e questo conflitto è ancora in atto. Ci sono persone che hanno ancora ferite aperte: ad alcune è stata devastata la casa, ci sono persone alle quali sono stati uccisi i genitori … sono grandi dolori e queste persone non riescono ad accettare tutto e vogliono rivendicare i loro diritti, cosa però che non bisogna confondere con la sfida politica. Anche nella comunità c’è chi difende i propri interessi politici. Ma la maggior parte delle persone è pronta a ricevere il Papa e a uscire da questa situazione.

D. – Mi racconta, allora, come si vive nel quartiere musulmano PK5?

R. – Sans vous mentir, nous avons pas tellement de problèmes: notre seul problème c’est la libre …
Non le racconto una bugia: non ci sono tantissimi problemi; il nostro vero problema è la libera circolazione all’interno stesso della città di Bangui. La maggioranza della popolazione di Bangui è manipolata dai politici; non ci si dà la possibilità di parlare; nessun soggetto musulmano ha il diritto di spostarsi liberamente nella città di Bangui. L’unico spazio in cui il musulmano è “libero”, è il terzo distretto, e cioè il PK5. Questo è un gioco politico, perché vuol significare che il musulmano rappresenta un pericolo per la comunità, senza tenere conto del fatto che la maggior parte di loro sono poveri commercianti ai quali sono state distrutte le proprietà – avevano una casa … Se, ad esempio, prendiamo le prefetture di Berbérati, di Carnot – che sono quartieri nei quali i musulmani erano la maggioranza – queste sono state devastate, le case distrutte e ormai tutti si ritrovano nel PK5, l’unico luogo nel quale il musulmano è libero.

D. – E uscire dal Pk5, per voi è pericoloso?

R. – Nous sommes exposés à des attaques à tout moment. …
Noi siamo esposti ad attacchi in qualsiasi momento. Ci sono dei gruppi che ci sparano addosso senza alcuna ragione e siamo costretti a proteggerci. Ma quello che si dice alle spalle della comunità musulmana è tutt’altra cosa rispetto a quello che poi noi viviamo realmente.

D. – Per concludere: voi, la comunità del PK5, che cosa vi aspettate da Papa Francesco? Qual è la vostra speranza?

R. – Le retour à la paix.
Che torni la pace.








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