2015-11-25 11:15:00

Kenya, il popolo "comunità" che vuole abbracciare Francesco


Grande fermento tra le comunità cristiane del Kenya per la visita del Papa. Ma non solo i cattolici del Paese desiderano stringersi attorno a Francesco, come racconta al microfono dell'inviata, Adriana Masotti, la direttrice a Nairobi della rivista “Living City”, Liliane Mugombozi:

R. – Certamente, c’è una grande attesa. Prima di tutto, in tutto il popolo – non solo cristiano, non solo cattolico, ma anche di altre religioni – ci sentiamo anche privilegiati: è una grazia. E’ il primo viaggio del Papa sul nostro continente, e proprio Nairobi e la sua porta per entrare tra i nostri popoli. Sentiamo che è un privilegio anche per questo.

D. – La visita di Papa Francesco aiuterà a rafforzare la coesione nazionale, minacciata da attacchi terroristici, corruzione, politiche che puntano alla divisione sfruttando l’elemento etnico. Questo scrivono i vescovi del Kenya. Si intravede una situazione piuttosto difficile, complessa del Paese…

R. – Sì, Papa Francesco è un Pontefice, il Vicario di Cristo, che vuole proprio entrare nella storia di un popolo con le sue gioie e con le sue sfide, anche con la voglia di cercare di fare il meglio per cercare di migliorare la vita delle persone. Incontrerà i leader politici, per esempio. Pensiamo poi ai leader religiosi: anche qui, se i leader religiosi si mettono insieme per combattere l’estremismo religioso, noi crediamo possano succedere veramente dei piccoli miracoli. Quindi, stiamo pregando anche che la sua voce venga ascoltata. Se penso, poi, all’incoraggiamento che darà ai giovani, di guardare al futuro con certezza, perché siamo popoli fatti da giovani… Anche i vescovi stanno incoraggiando tutti a guardare alla venuta del Papa come a un rinnovamento spirituale e crediamo che questo avrà delle conseguenze oltre i cristiani, oltre la Chiesa, fino alla società. Nairobi è come la capitale di tutta la regione dell’est dell’Africa, c’è anche un corpo diplomatico molto nutrito, c’è una base delle Nazioni Unite oltre a varie organizzazioni. Il Papa, secondo quello che abbiamo saputo, incontrerà alcuni di questi diplomatici presenti a Nairobi, e di conseguenza il suo messaggio sarà per tutti.

D. – Un altro importante momento della visita di Papa Francesco sarà l’incontro con gli abitanti di una baraccopoli di Nairobi, quindi l’incontro con i poveri. Quanto è diffusa la povertà in città e nel Kenya?

R. – Questa è veramente una piaga. Ci sono i poveri delle città, ci sono i poveri negli ambienti rurali… Si dice che qui a Nairobi c’è lo "slum", la baraccopoli più grande dell’Africa. Veramente, incontrando alcuni rappresentanti di alcune baraccopoli – a Nairobi ce ne sono un centinaio – il Papa vuole farci capire l’importanza, il posto della persona umana, della sua dignità. E questo è un segno molto, molto forte. Anche perché Nairobi è una città che si sta sviluppando e quindi possiamo avere questa tendenza di guardare alla ricchezza, all’efficienza e a dimenticare la persona umana.

D. – Il Kenya, e Nairobi in particolare, sarà sotto gli occhi della comunità internazionale, nei giorni in cui il Papa sarà lì presente. Che cosa il Kenya potrà dare di bello, offrire di positivo al mondo e alla Chiesa?

R. – Tantissimo, tantissimo! A me sta facendo moltissima impressione come la gente si sta preparando nei gruppi, quindi questa vita comunitaria… Si accoglie il Papa ma proprio come “comunità”. Ma anche l’aiutarsi economicamente, perché ci sono persone che verranno da ogni parte del Paese. Allora, il rapporto umano: penso che questo sia veramente un dono che l’Africa può dare. E da lì si costruisce tutto il resto, ovviamente.








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