2015-11-24 14:30:00

Le Chiese e i siti cristiani di Nagasaki in mostra a Roma


Una Madonnina con tratti orientali in porcellana, rosari di carta e conchiglie dove i credenti rimiravano il volto del Battista. Sono solo alcuni fra i tanti oggetti che si potranno ammirare al Palazzo della Cancelleria, a Roma, in mostra fino a domenica prossima, 29 novembre. L’esposizione nasce dalla volontà della prefettura di Nagasaki di nominare le chiese e i luoghi cristiani presenti nella città ed in tutto il Giappone nelle candidature come patrimonio culturale dell’umanità dell’Unesco quali segni concreti di adesione ai principi del cristianesimo. Rosy Fontana, portavoce della prefettura di Nagasaki, al microfono di Francesca Di Folco, ha spiegato il valore artistico e religioso della candidatura:

R. – Questa candidatura, di cui si saprà la vera volontà dell’Unesco nel 2016, assume un valore molto significativo e molto importante per il Giappone e per la regione di Nagasaki, perché le valenze di questa piccola esposizione che presentiamo qui a Roma sono due. Una riguarda il patrimonio storico-artistico e l’altra riguarda invece il cuore di questa mostra che è il cuore religioso, quindi lo sviluppo della religione cristiana nel Giappone, soprattutto nella regione di Nagasaki.

D. – In un Paese come il Giappone, le cui radici spirituali sono legate al buddhismo e allo shintoismo, come è stato possibile diffondere il cristianesimo e assistere alla sua rinascita, dopo il periodo di proibizione?

R. – Il Giappone ha dimostrato nel corso di questi secoli soprattutto una volontà che emerge adesso, quella più bella del suo essere pacifico, del suo essere comprensivo. Questo sicuramente è dovuto al clima e alla cultura del popolo giapponese: pacifista, un popolo che vuole riconoscere l’altro e dà spazio a chiunque di esprimere il proprio sentire, la propria religione. Questo è un grande insegnamento del popolo giapponese, soprattutto se consideriamo, nei tempi in cui stiamo vivendo, quanti conflitti si sono basati sulla religione.

D. – Gli oggetti presenti in mostra sono oggetti tangibili della volontà dei fedeli a quella che allora era yba religione proibita; per seguire i rituali, possiamo ammirare la statuetta della dea Kannon che fu scelta per venerare la Vergine Maria, e l’“orecchio di mare”, una conchiglia detta “Saint Jean”, in onore di San Giovanni Battista …

R. – La dea Kannon, che si ammira in questa mostra, è una porcellana di deliziosa fattura, dove si incontrano in perfetto equilibrio e in perfetta armonia la bellezza della materia, i caratteri estetici della cultura giapponese e soprattutto la volontà di rappresentare un oggetto importante di venerazione, che è la Madre del Cristo.

D. – Dal XVI secolo i 400 anni di culto cristiani in Giappone sono stati scanditi da persecuzioni. Qual è il messaggio che le opere trasmettono, anche alla luce delle persecuzioni attualmente diffuse nel mondo?

R. – Il messaggio che si vuole trasmettere con questa piccola mostra – grande, però, nel suo intento – è quello che solo la storia può dare una risposta alle traversie che la storia stessa spesso impone. Quindi, qui siamo di fronte a qualcosa che si è evoluto per il bene, per la pace. Le traversie dei secoli scorsi, che hanno purtroppo rappresentato un momento molto difficile per i cristiani in Giappone, oggi sono giunti a una conclusione felice, addirittura a un futuro riconoscimento da parte dell’Unesco di questa regione e di questi luoghi che diventeranno – ce lo auguriamo tutti – patrimonio mondiale dell’umanità. Questo è il messaggio più bello, quello che vogliamo lanciare oggi, proprio in questo clima di conflitti: di giungere con il tempo e con la volontà dell’uomo, alla pace, alla serenità e alla possibilità di praticare per ogni persona il proprio culto, la propria volontà e il proprio desiderio di credere.








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